La liturgia ci offre due testi che sono pienamente collegati tra di loro. Due vite che sono offerte al servizio di Dio da due mamme pienamente felici di fare questo gesto di culto verso il Signore. Anna, la mamma di Samuele, che molto aveva pregato per ottenere questo figlio, lo presenta al sacerdote Eli, come aveva promesso nella sua amara situazione di donna sterile: Maria che, dopo il saluto di Elisabetta, non si inorgoglisce ma con tanta umiltà riconosce e loda la benevolenza gratuita dell'Altissimo. Potremmo soffermarci su due pensieri. Il primo, rendere omaggio alle mamme di sacerdoti e di anime consacrate che hanno lasciato che i loro figli e figlie seguissero la chiamata del Signore ad una vita di servizio di Dio e della Chiesa, come Anna ha fatto con Samuele. Sono mamme benedette che avranno tanto merito dinanzi al Signore condividendo con i figli apostolato e angosce, gioie e amarezze, contraddizioni e incomprensioni. Da Maria abbiamo una lezione di come si deve ringraziare Dio per i suoi innumerevoli benefici. Dopo di lei, anche noi, nella nostra esperienza, posiamo affermare che "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome". Se consideriamo attentamente la storia della nostra vita, quante volte troveremo vicino a noi l'onnipotenza divina, che ci soccorre, ci sostiene, ci fa dono della sua misericordia. "Ha soccorso Israele suo servo (d'ogni credente) ricordandosi della sua misericordia". Sulle nostre labbra dovrebbe fiorire frequentemente questo cantico di lode e di ringraziamento. Sono doni di Dio il battesimo, il perdono, la comunione eucaristica, la Parola... E inoltre chi può dire quante volte la mano misericordiosa di Dio ci ha salvati da pericoli e situazioni critiche? Giustamente quindi ogni discepolo di Gesù può ripetere: Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente! E santo è il suo nome...
Il padre disse: "Non giudicare il fornicatore se sei continente perché tu trasgredisci altrettanto la legge. Infatti colui che ha detto: non fornicare, ha detto anche: non giudicare".
I FRATELLI MANDATI IN VIAGGIO I fratelli che devono essere mandati in viaggio si raccomandino alle preghiere di tutti i monaci e dell'abate; e all'ultima orazione dell'Ufficio divino si faccia sempre memoria di tutti gli assenti. I fratelli che rientrano da un viaggio, il giorno stesso del loro ritorno, a tutte le Ore canoniche, mentre sta per terminare l'Opus Dei, si prostrino a terra nell'oratorio, e chiedano la preghiera di tutti, per le mancanze che possono aver commesse eventualmente in viaggio col vedere o ascoltare cose non buone o col trattenersi in discorsi oziosi.