Ci accompagna, ci guida e ci illumina la liturgia della Parola in questi giorni di Avvento, ravviva ogni giorno la nostra attenzione e ci rammenta che il Natale è vicino, la giustizia di Dio sta per rivelarsi dice il profeta Isaia. Salvezza e giustizia sono doni essenzialmente messianici, sono il frutto prezioso della venuta del Messia Salvatore. Per questo nella Orazione odierna chiediamo la grazia del Signore affinché attendiamo con "vivo desiderio" la venuta del Figlio di Dio. Ravviviamo il desiderio quando siamo consapevoli della infinita preziosità del dono promesso e dell'urgenza che abbiamo noi di riceverlo. Nel Vangelo Gesù parla della testimonianza luminosa datagli da Giovanni Battista e della mancante corrispondenza dei Giudei, i quali dopo tanta attesa del Messia, alla sua venuta non l'hanno riconosciuto. Poi, a conferma di quanto dice di lui il Battezzatore, parla dell'"opera" che il Padre gli ha dato da compiere e che già sta compiendo. Quello che Gesù dice e fa dovrebbe essere più che sufficiente per smuovere la fede di ognuno, sono infatti la migliore testimonianza ancora più visibile di quella di Giovanni. È Lui l'inviato del Padre. La voce del Padre è già risuonata solenne mentre il Suo Figlio prediletto s'immergeva nelle acque del Giordano: "Questi è il figlio mio, l'eletto: ascoltatelo". L'ascolto delle voci che ci giungono dall'Alto, quella di Giovanni e ancor più quella del Padre celeste e di Cristo stesso, servono per una interiore illuminazione, per conoscere la verità e convertirsi. Il rifiuto comporta sempre una grave e peccaminosa responsabilità. Non "fare" Natale è un vero delitto!
Il padre Elia disse: "Io ho timore di tre cose: di quando l'anima uscirà dal corpo, di quando mi incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà profferita su di me".
IL PRIORE DEL MONASTERO Capita abbastanza spesso purtroppo che per la nomina del priore nascano nel monastero gravi scandali. Ci sono infatti alcuni che, gonfi del malvagio spirito di superbia, si considerano come un secondo abate e, arrogandosi un potere assoluto, provocano scandali e divisioni nella comunità; e questo succede soprattutto in quei luoghi dove il priore viene designato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati che hanno stabilito in carica l'abate. Quanto ciò sia assurdo è facile capirlo, perché così si dà al priore motivo per insuperbirsi già dall'inizio della sua carica; difatti i suoi pensieri gli insinueranno che egli è indipendente dall'autorità del suo abate, dal momento che anche lui è stato stabilito in carica da quelli stessi che hanno stabilito l'abate.