Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
20 - 26 Novembre 2016
Tempo Ordinario XXXIV, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Sabato 26 novembre 2016

Festa di San Silvestro Abate.

San Silvestro AbateLa prima lettura del giorno di oggi invita sollevare gli occhi verso l'alto, verso il trono di Dio da dove scende la nuova Gerusalemme. Il vangelo invece invita a discernere i segni che preannunciano la venuta del regno di Dio e di vegliare, essere pronti. Chiediamo scusa ai nostri affezionati lettori se invece del commento delle letture, ci soffermiamo a delineare brevemente il profilo spirituale di San Silvestro Abate, Fondatore del nostro Ordine, della Congregazione Benedettina Silvestrina. La sua vicenda spirituale è una testimonianza esistenziale che può dirci qualche cosa anche a distanza di secoli. Oggi infatti nella sua Congregazione Benedettina Silvestrina si celebra la solennità del suo "dìes natalis". Anche alcune diocesi lo ricordano liturgicamente come "memoria". Prima della riforma del calendario liturgico tutta la Chiesa lo ricordava nell'Ufficio divino. San Silvestro nacque a Osimo nel 1177, figlio di Gislerio e di Bianca Guzzolini. Entrò nella gloria del Padre nel monastero che, da lui fondato nel 1231 e che da lui prende nome, San Silvestro su Monte Fano, nei pressi di Fabriano, il 26 novembre del 1267, alla bella età di 90 anni di cui gli ultimi quaranta vissuti nella vita monastica, eremitica prima e poi cenobitica, insieme con i suoi discepoli. Le sue sacre spoglie mortali, riesumate di recente, sono state ricomposte e collocate nell'urna, sotto l'altare del santuario. L'esempio della sua vita costituisce anche oggi un richiamo alla fedeltà alla chiamata, alla costanza nel servizio di Dio superando ogni difficoltà. Giovane studente di Diritto a Bologna, avverte il desiderio di entrare nello stato clericale e quindi inizia, all'insaputa di suo padre, ghibellino, a studiare teologia, per prepararsi a seguire la chiamata al servizio della Chiesa e dei fratelli. Ma rientrato in patria, deve sostenere l'ira e l'indignazione del padre che lo avrebbe voluto illustre giurista per il decoro della famiglia. Egli per dieci anni deve lottare con un genitore irriducibile e solo per l'intervento del Vescovo poté finalmente seguire la sua aspirazione. La sua pazienza, la preghiera fiduciosa vincono la resistenza paterna. Maturato da tanti contrasti, Silvestro viene nominato canonico della cattedrale di Osimo e qui svolge il suo ministero pastorale con zelo ammirevole tanto da meritarsi l'affetto e le venerazione di tutto il popolo. Questa ammirazione non lo salva da malcelate gelosie che per altro non frenano il suo ardore apostolico. Ha 50 anni. Egli sente crescere nel suo animo un forte desiderio di solitudine e di contemplazione. Esita alquanto nel mettere in atto questa aspirazione non vedendo ancora chiara la volontà del Signore. Si presenta una circostanza che lo spinge a decidersi: la vista del cadavere di un giovane, suo parente, in putrefazione. Dinanzi a questo spettacolo raccapricciante, fa questa riflessione: Quello che lui era, io lo sono; quello che egli è, io lo sarò! Accoglie il fatto come la voce del Signore che lo sollecita alla decisione, senza rinvii. Lasciala sua cattedrale, il suo ministero, il suo popolo, le comodità... si fa accompagnare da un amico fino ai monti della Rossa all'insaputa di tutti e qui dà inizio a una nuova esperienza vivendo nella povertà, nella privazione di ogni conforto, anche di cibo, specialmente nei primi mesi, esercitandosi nella preghiera, nella lettura della Bibbia e nelle vita contemplativa. Ma il Signore lo chiama a essere fondatore di una Congregazione che si rifà alla regola benedettina. Allora ritenendo poco adatta la Rossa per mancanza di acqua sorgiva e di terreno pianeggiante, sul Monte Fano sopra Fabriano, trova condizioni più favorevoli per impiantare una comunità monastica. Qui costruisce un piccolo monastero dove i suoi discepoli potessero vivere con regolarità la propria consacrazione al Signore. Così dà inizio alla sua fondazione col primo cenobio, seguito poi da una decina, fondati in varie zone nelle Marche, Umbria e Lazio, sempre nella semplicità e povertà, in luoghi appartati e silenziosi. Egli guida i suoi discepoli con l'esempio di una vita intemerata e con l'esortazione di un padre che gode nel vedere i propri figli camminare speditamente nelle vie del Signore. La sua spiritualità biblica è accompagnata da una tenera devozione all'umanità del Signore, all'Eucaristia e alla Madonna, dalla quale riceve la Santa Comunione (immagine), privilegio unico nella storia dei santi, e il materno soccorso in situazioni davvero drammatiche. Dopo 750 anni dalla sua nascita al cielo, ci offre messaggi sempre validi come valido è anche l'esempio della sua vita e la sua per noi intercessione, non solo per i suoi monaci ma anche per tutti che attraverso di noi entrano in contatto con la sua spiritualità. San Silvestro Abate, prega per noi.


PREGHIAMO: O Dio, che hai concesso al beato Silvestro di amare la solitudine contemplativa dell'eremo e di condurre un'operosa vita cenobitica, fa' che ti possiamo cercare sempre con cuore sincero e ci affrettiamo con umile amore verso la patria celeste.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Il Padre Daniele disse: "Quanto più fiorisce il corpo, tanto più si estenua l'anima, e quanto più si estenua il corpo tanto più fiorisce l'anima".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI

Se possiede delle sostanze, o le distribuisca prima ai poveri, oppure le ceda al monastero con un atto pubblico di donazione, senza riservare per sé nulla di tutti i suoi beni, poiché sa che da quel giorno egli non potrà disporre nemmeno del proprio corpo. Subito dopo sia svestito dei propri abiti e rivestito con quelli del monastero. Tuttavia gli indumenti di cui è stato spogliato siano conservati nel guardaroba, perché se un domani, cedendo alle istigazioni del diavolo, egli dovesse - non sia mai! - uscire dal monastero, allora venga svestito degli abiti del monastero e mandato via. Però la sua carta di professione, che l'abate prese dall'altare, non gli si restituisca ma si conservi nel monastero.

Cap.58,24-29.