Gesù non solo annuncia il suo vangelo, ma Egli, che scruta i cuori, ha il potere di conoscere come vengono accolte le sue parole. Ricorrendo ad una parabola descrive in modo semplice e facilmente comprensibile, le reazioni interiori, quelle positive e quelle negative che ci accompagnano. Il nostro cuore viene paragonato ad un terreno di diversa natura su cui viene sparsa la parola di Dio come buon seme tutto destinato a moltiplicarsi in copiosi frutti. Abbiamo la più ampia garanzia circa la bontà del seme: è la parola di Dio, la verità assoluta, il bene ultimo, la luce vera che illumina la nostra mente e ci conforma a Cristo. È la provvida informazione che egli ci ha voluto rivelare nella sua persona e nel suo Vangelo. L'esito del raccolto dipende quindi soltanto da noi. La strada accoglie comunque il seme, ma non ha la linfa per farlo fruttificare; il diavolo ha buon gioco; ciò che è duro non assorbe in profondità e facilmente viene portato via. La stessa sorte è riservata ai cuori di pietra, facili ai momentanei entusiasmi, ma troppo superficiali per consentire al seme di mettere radici. Le spine delle preoccupazioni e delle distrazioni, le superficialità, la ricerca delle umane ricchezze e dei facili piaceri non consentono ai semi di giungere a maturazione. Accogliere con fede, custodire «con cuore buono e perfetto» consente invece di ascoltare e produrre con perseveranza frutti abbondanti. Sono così descritte le nostre reali situazioni spirituali. Sono questi i nostri comportamenti, questi i modi diversi di ascoltare il Dio che parla, il Cristo, verità incarnata. Un primo passo potrebbe essere quello di recuperare il silenzio, sia all'interno del nostro spirito che all'esterno. Non è facile ai nostri giorni difendersi dal bombardamento continuo dei rumori e dalle frenesie che ci àgitano interiormente. Bisogna avere il coraggio di decelerare, trovare un incedere più calmo, darsi e dare a Dio spazi e momenti di ascolto.
Un anziano disse: «Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l'autore stesso di quella legge».
RIVERENZA NELLA PREGHIERA Se, quando vogliamo presentare qualche richiesta ai potenti, non osiamo farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più al Signore Dio dell'universo dobbiamo rivolgere le nostre suppliche in tutta umiltà e purezza di devozione! E noi sappiamo che saremo esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per il fervore ispirato dalla grazia divina. Ma lÂ’orazione che si fa in comune sia assolutamente breve e, dato il segnale dal superiore, si alzino tutti insieme.