Il Signore Gesù, con la sua venuta tra noi e con l'annuncio del suo vangelo, instaura il suo Regno tra noi. È un annuncio di novità e di gioia perché si sta attuando un piano di liberazione e di salvezza, disegnato da Dio stesso. Egli viene a sciogliere i lacci del peccato, viene a liberare gli oppressi, viene a ridare la libertà ai prigionieri, viene a stabilire con tutti noi un nuovo patto di alleanza, basato non più sulla costrizione e sulla paura, ma solo sull'amore. Per questo Gesù si paragona ad uno sposo, innamorato dell'umanità, con cui vuole celebrare le sue nozze. È tempo di gaudio e di gioia perciò e non di digiuno e di penitenza. Tutti sono invitati alle nozze di Cristo. «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà portato via da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». Intravediamo in queste parole sia la natura della missione di Cristo, sia ancora un preannuncio della sua e nostra risurrezione. La stessa sua presenza è però già motivo di gaudio: egli è per tutti la garanzia vivente del ritorno a Dio, egli stesso è il Dio con noi, in lui si stanno adempiendo tutte le promesse. Già il profeta Isaia aveva predetto questa novità e questi momenti: «Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Solo coloro che hanno sperimentato le più dure schiavitù e le più estenuanti prigionìe sonno descrivere la gioia della riconquistata libertà. È davvero la riscoperta di un mondo nuovo, di tante realtà che sembravano scomparse per sempre, di affetti che sembravano perduti e poi riconquistati con una più forte intensità. L'azione salifica di Cristo è una liberazione totale, è per noi una vera rinascita con una dignità nuova, quella di figli di Dio. Ancora oggi, quando scopriamo e sappiamo vivere i motivi profondi della gioia cristiana, scompaiono per noi i motivi del lutto e del digiuno e ci è dato di rallegrarci nel Signore. Non è poi difficile scoprire le cause del nostro lutto e delle nostre più profonde tristezze: ci manca lo sposo e non siamo tra gli invitati alle nozze; abbiamo anche noi accampato qualche scusa per non aderire all'invito.
«La cella del monaco è la fornace di Babilonia, dove i tre fanciulli trovarono il Figlio di Dio; e la colonna di nube, da cui Dio parlò a Mosè».
La cella è il sinonimo della preghiera, perché è il luogo dove, nel segreto e nella verità, ci collochiamo davanti al Padre. E quando la preghiera è luce e fuoco, allora la cella diventa una fornace ardente e il luogo dove si manifesta la nube luminosa.
COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE La domenica alle Lodi mattutine si dica prima il salmo 66, senza antifona, di seguito;poi il salmo 50, cantato con l'Alleluia; dopo di esso il 117 e il 62; quindi il cantico Benedicite (Dn 3,57-88) e le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apocalisse a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.