Il primo dovere del discepolo è quello di imitare il proprio maestro. I discepoli di Gesù sono spesso spettatori delle lunghe ore che Gesù trascorre in orazione dopo essersi ritirato in un luogo solitario. Pur restandone affascinati si accorgono di non essere in grado di imitarlo. Ecco allora la umile richiesta: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». La risposta di Gesù è il Pater che oggi ascoltiamo nella versione dei Luca, più breve ed essenziale rispetto a quella di Matteo. È una gioiosa sorpresa per i dodici sentire che rivolgendosi a Dio, lo possono chiamare con l'appellativo di Padre, non era stato così per il passato. Comprendono che il primo motivo della preghiera è la comunione con l'Onnipotente, che induce a chiedere la santificazione del suo nome e l'avvento del suo regno sulla terra. Viene poi attribuito allo stesso Signore il compito paterno di provvedere al nostro necessario sia per il corpo, sia per la nostra anima, sempre bisognosa di misericordia e di perdono. Ci convince poi Gesù che proprio perché gratuitamente e ripetutamente perdonati da Dio Padre, dobbiamo a nostra volta sentirci impegnati ad usare misericordia verso il nostro prossimo. Implicitamente siamo esortati a vivere la nostra preghiera non solo come mezzo privilegiato di comunione con Dio e con il nostro prossimo, ma anche come impegno di vita cristiana. Se la preghiera non migliora la nostra vita diventa sterile. C'è poi un sapiente ammonimento di cui dobbiamo far tesoro: la preghiera non deve avare interruzione, non possiamo e non dobbiamo chiamare solo Dio solo in momenti di "emergenza" o considerarla episodica. Dobbiamo pregare sempre senza stancarci, perché sempre siamo bisognosi, sempre dobbiamo gratitudine a Dio, sempre dobbiamo proclamare le sue lodi, sempre dobbiamo stare in comunione con Lui. Lo Spirito Santo che è amore interverrà a dare vigore e santa energia alla nostra preghiera e alla nostra vita. Non è difficile costatare che tutto il nostro bene dal Signore proviene, Lui è la fonte inesauribile, la preghiera è la via su cui scorre la grazia. Al contrario, l'origine delle nostre crisi, dei nostri fallimenti hanno anch'essi una chiara spiegazione: è la mancanza di preghiera, il pensare di poter fare senza Dio e risolvere da soli i nostri problemi. È la peggiore tentazione che possa assalirci e forse anche il peggiore peccato di cui possiamo macchiarci. Ma abbiamo ricevuto lo Spirito che fa di noi figli adottivi. Per mezzo di lui, gridiamo spesso: Abbà! Padre!
Allontànati dal mondo intero con il corpo, e unisciti al mondo intero con il cuore.
CONVOCAZIONE DEI FRATELLI A CONSIGLIO Ogni volta che in monastero si devono trattare questioni di particolare importanza, l'abate convochi tutta la comunità ed esponga lui stesso di che si tratta. Dopo aver sentito il parere dei fratelli, consideri la cosa tra sé e poi faccia quello che gli sarà parso più utile. Ma abbiamo voluto che tutti siano chiamati a consiglio, perché spesso è al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore.
Però i fratelli esprimano il loro parere con tutta la sottomissione che l'umiltà ispira, senza presumere di sostenere ostinatamente il proprio punto di vista; la decisione invece dipenda dal giudizio dell'abate, in modo che tutti si attengano a ciò che egli avrà ritenuto più opportuno. Tuttavia, se è doveroso per i discepoli obbedire al maestro, è altrettanto conveniente che egli disponga tutto con prudenza e giustizia.