"Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo" - ci dice San Paolo. Quello che non era possibile alla legge, causa del peccato e delle nostre stridenti contraddizioni, "Dio lo ha reso possibile mandando il proprio figlio", il quale ha preso la nostra carne di peccato e l'ha purificata con la sua carne, immolata sulla croce e resa cibo che rinnova e santifica la nostra. Siamo così deificati in Cristo e di conseguenza resi finalmente capaci di vivere non più secondo i desideri della carne, ma dello spirito: abbiamo così ripreso fiato, abbiamo ripreso quell'alito divino che sin dalle origini ci qualificava come figli di Dio, fatti a sua immagine e somiglianza. Nella prospettiva della fede non è più possibile interpretare gli eventi umani, anche quelli più catastrofici come castigo divino, ma solo come mònito alla nostra negligenza e sollecitazione paterna ad una vera ed efficace conversione. La nostra vita, resa feconda da Cristo stesso, deve produrre frutti di vita e di santità. Dio è un agricoltore paziente, ma non può soprassedere all'infinito, noi siamo indissolubilmente legati al tempo che ci è dato per aderire a Dio e conseguire la salvezza.
Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...» «No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.» «Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA E nessuno ardisca prendere alcunché di cibo o di bevanda prima o dopo l'ora stabilita. Se però il superiore offre qualcosa a un fratello e questi la rifiuta, quando poi desidera ciò che prima ha rifiutato o altro, non riceva assolutamente nulla, finché non si sia sufficientemente emendato.