Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
26 Aprile - 02 Maggio 2015
Tempo di Pasqua IV, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Martedì 28 aprile 2015

Io e il Padre siamo una cosa sola.

Gesù è il Messia: non lo ha ancora compreso chi non appartiene a lui, perché magari privo della disponibilità della fede. La domanda preoccupata: "tu chi sei?" è quella che il mondo attuale sèguita a rivolgere a lui. La risposta di Gesù è piena di evidenza e di naturalezza: non dottrine elaborate, ma l'evidenza delle opere sue ed una immagine umile e familiare. Gesù non è un dio strano e stravagante: è la realtà dell'amore di Dio Padre iscritta nel contesto della nostra vita umana. Il cristiano di oggi è spesso in situazione di diàspora: non sa a quale chiesa o diocesi, o parrocchia appartiene. È una situazione propria alla seminagione fra i pagani di oggi, i fratelli lontani. Ma il cristiano dovrebbe preoccuparsi di visitare la chiesa locale cui è più vicino per "stare", con sicurezza, fondato, sulla chiesa apostolica. Per la prima volta ad Antiochia i discepoli sono chiamati "cristiani": una denominazione che è insieme una qualifica e un programma di vita, perché cristiano significa: di Cristo!


Apoftegmi - Detti dei Padri

La buona educazione non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE SBAGLIANO IN UNA QUALSIASI ALTRA COSA

Se qualcuno, mentre compie un lavoro qualsiasi - in cucina, nella dispensa, nei vari servizi, nel mulino, nell'orto o nell'esercizio di qualche arte o in qualunque altro luogo - commette fallo, o rompe o perde qualche attrezzo, oppure manca in qualsiasi altra cosa ovunque si trovi, e non si presenta subito davanti all'abate e alla comunità per fare spontaneamente la soddisfazione e manifestare la sua mancanza, quando questa sarà riferita da altri, venga sottoposto a più severo castigo. Se però si tratta di un peccato nascosto nel segreto della coscienza, lo si manifesti soltanto all'abate o ai seniori spirituali, che sappiano curare le piaghe proprie e le altrui, senza svelarle e renderle di pubblico dominio.

Cap.46,1-5.