Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
15 - 21 Febbraio 2015
Tempo Ordinario VI, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Lunedì 16 febbraio 2015

Il regno dei cielo è vicino.

Chi si rende infedele al contratto d'amore matrimoniale è un adultero. Perciò Gesù chiama generazione adultera gli ebrei suoi contemporanei, che si ostinavano in una infedeltà con l'alleanza contratta con Dio. Non hanno perciò diritto di pretendere un particolare segno oltre ai molti segni che egli offriva a tutti, per poter credere al Cristo. O meglio, verrà dato loro un segno ma non ora: allorché il Messia penderà, crocifisso, dalla croce a cui lo hanno ingiustamente condannato e quindi dopo un breve "soggiorno" nel sepolcro, risorge glorioso, sarà allora quel segno di Giona, rimasto nell'abisso per tre giorni, a testimoniare ancora più chiaramente a favore di Gesù. C'è un richiamo evidente alla fedeltà nei confronti del Signore, fedeltà alle promesse battesimali e ai nostri impegni contratti successivamente anche verso il nostro prossimo. La fede e la certezza della risurrezione ci aiutano a superare gli ostacoli della vita presente in vista di quella futura. Non ci mancano i segni, è solo troppo debole la nostra fede per saperli riconoscere. "Signore, aumenta in noi la fede".


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).

Cap.7,35-41.