Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Aprile 2014
Tempo di Quaresima V, Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Martedì 08 aprile 2014

Io sono.

Così Gesù proclama nel Vangelo di oggi la sua Divinità. I suoi interlocutori, i farisei, capiscono bene ciò; infatti hanno sì presente che così Dio si rivelò a Mosè nel roveto che ardeva. In questa dichiarazione di Gesù vi è però una novità importante. Egli si dichiara Dio e manifesta la divinità nel proclamarsi come il Figlio che compie le opere del Padre. Il Dio si rivela all'uomo nella pienezza tramite l'umanità di Gesù e si rivela nel suo profondo mistero trinitario. Anche per noi è importante questa rivelazione, ci apre il cuore e ci rende possibile accoglierlo nella completezza del suo messaggio. Nel manifestarsi come Dio, Egli invita a credere in Lui per la salvezza. Si sta rivolgendo certamente a quei farisei che ancora hanno delle difficoltà ad accogliere la sua parola di salvezza. Gesù però si sta rivolgendo a tutti noi con una esortazione di grande consolazione. Credere in Gesù non significa soltanto scrutare le Sacre Scritture a livello intellettuale ma leggerle come mezzo della nostra salvezza. Significa affidarsi alla salvezza e redenzione di Dio e scoprire quindi in Gesù il Dio che è diventato nostro fratello che ci guida, il Dio Padre che ci ama come dei figli e il Dio Amore che infonde in noi il suo Spirito di amore, perché anche noi possiamo amarci come ci ha amati Lui.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l'ora della preghiera, non dire: «Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò», ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l'abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall'alba che si mostra la tua volontà.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

La cura degli infermi è da mettere prima di tutto e al di sopra di tutto, in modo che ad essi si serva davvero come a Cristo in persona, perché egli ha detto: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36); e ancora: «Quel che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Gli infermi, da parte loro, devono essere consapevoli che sono serviti in onore di Dio e non affliggere con eccessive pretese i fratelli che li assistono; tuttavia essi devono essere in ogni caso sopportati con pazienza, perché attraverso di loro si acquista una maggiore ricompensa. L'abate pertanto abbia la massima premura che i malati non siano trascurati in nessun modo.

Cap.36,1-6.