Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
16 - 22 Marzo 2014
Tempo di Quaresima II, Colore viola
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 21 marzo 2014

Le radici del peccato.

Nell'Ordine benedettino si festeggia oggi san Benedetto. Per comodità dei nostri lettori però commentiamo la liturgia del giorno.
Nelle due letture della Liturgia della Parola ascoltiamo lo stesso "Crocifìggilo". I fratelli di Giuseppe quando lo videro arrivare si dissero: "Ecco, il sognatore arriva! Uccidiàmolo". I vignaioli vedono venire il figlio del padrone e dicono tra sé: "Costui è l'erede: uccidiàmolo!". Questa parabola terribile poi ci fa pensare proprio alle sofferenze di Gesù che realmente fu ucciso per invidia. La stessa invidia è il movente anche delle ostilità contro Giuseppe. I suoi sogni erano una profezia del suo futuro, un futuro che avrebbe portato del bene non solo a lui ma anche al suo popolo. Ma i suoi fratelli non lo capirono e fecero di tutto per impedire che questi sogni, che in un certo senso erano segni divini, si realizzassero. Nello stesso modo agirono anche i capi religiosi nei confronti di Gesù, invidiosi della sua "influenza" sul popolo, timorosi di perdere il loro potere. L'invidia altrui è una delle cose che ferisce più profondamente il cuore, soprattutto quando è immotivata. Non c'era motivo per invidiare Gesù, egli faceva solo del bene a tutti. Ma il cuore umano è così segnato dal peccato da provare invidia verso i buoni soltanto perché sono buoni, come dice Giovanni nella sua lettera a proposito di Caino e di Abele: "Per quale motivo lo uccise? Perché le opere di suo fratello erano buone". Nella storia di Giuseppe l'invidia fu sconfitta in modo meraviglioso. In Egitto egli non punì i suoi fratelli, ma li salvò. Vide nell'esilio, nelle tribolazioni la preparazione che Dio aveva voluto perché egli potesse salvare i suoi fratelli e tutto il popolo eletto dalla carestia. E Gesù vinse l'invidia accettando di essere l'ultimo di tutti. Veramente quando guardiamo il Signore sulla croce non possiamo dire che provochi l'invidia di qualcuno! Mettendosi all'ultimo posto Gesù ha dimostrato che la sua potenza, il dominio che gli è promesso dal Padre è dominio di amore, al servizio di tutti. Ma essendo l'ultimo, Gesù diventa il primo, la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d'angolo, come dice il salmo. Così si realizza il piano di Dio, nonostante la cattiveria e le invidie umane. Ed anche se il Signore riesce a costruire anche sui nostri peccati chiediàmolo oggi perché tolga dal nostro cuore ogni sentimento di invidia e di gelosia e ci stabilisca nella mitezza e nell'umiltà del cuore, perché siamo con lui a servizio di tutti i fratelli.


Stans in oratorio. Preghiera a San Benedetto
Stando in piedi nell'Oratorio, in mezzo ai discepoli che lo sorreggevano, l'uomo di Dio, Benedetto, fortificato dal Corpo e dal Sangue del Signore, a mani alzate, nella preghiera rese lo spirito a Dio e fu visto salire al cielo per una via adorna di drappi e sfolgorante di innumerevoli luci.

V. Glorioso sei apparso al cospetto di Dio,
R. Per questo il Signore ti ha rivestito di gloria.

Preghiamo
O Dio, che hai ornato la preziosa morte del nostro santo Padre Benedetto do così insegni favori, concedici che, celebrandone la memoria, nella nostra morte siamo difesi dalla sua beata presenza contro le insidie del nemico. Per Cristo nostro Signore.

Letture proprie:
Gen. 12,1-4; Sal. 1; Giov.17,20-26 o Mt 19,27-29

Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA SCOMUNICA PER LE COLPE

Se un fratello si mostra ribelle o disobbediente o superbo o mormoratore o contrario a qualche punto della santa Regola e alle disposizioni degli anziani, e per di più anche sprezzante, costui sia ammonito in segreto dai suoi superiori una prima e una seconda volta, secondo il comandamento di nostro Signore (cf. Mt 18,15-17). Se non si corregge, sia ripreso pubblicamente davanti a tutti. Se neppure così si sarà emendato, sia sottoposto alla pena della scomunica, se è capace di comprenderne la portata; se invece non è sensibile ad essa, sia punito con un castigo corporale.

Cap.23,1-5.