Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
25 - 31 Agosto 2013
Tempo Ordinario XXI, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Lunedì 26 agosto 2013

Guai a voi... che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini.

E' stato proprio Gesù che, con l'incarnazione ha aperto i cieli, chiusi dal peccato dell'uomo. L'immagine dei cieli aperti indica quella profonda ed intima comunione con Dio per il quale siamo tutti predestinati e che avevano perduto con l'originaria innocenza. I cieli si aprono al Battesimo di Gesù al Giordano; evento che inàugura la missione pubblica dello stesso Gesù e che prefigura, nel mistero della Trinità, il mistero Pasquale come mistero di salvezza. La partecipazione a questi misteri, misteri d'amore, è vista proprio come l'apertura dei cieli. Santo Stefano, nel suo martirio glorioso, contempla già il Volto di Dio attraverso i cieli aperti. L'ammonizione di Gesù ai farisei riportata dal brano odierno, significa l'incapacità dei cuori dei suoi ascoltatori ad aprirsi al nuovo Regno di Dio che irrompe. L'aspettativa messianica che pur era viva tra i contemporanei di Gesù, perde perciò tutta la sua forza redentiva; il Messia da loro cercato doveva compiere i loro piani umani, si chiudono quindi al piano della salvezza di Dio. Il messaggio delle Beatitudini risuona, quindi, in modo sordo nei loro cuori, inefficaci di comprenderne a pieno tutta la forza redentrice e salvifica. L'insegnamento di Gesù diventa solo una collezione di buone norme morali. Gesù diventa soltanto istruttore da eliminare quando dà troppo fastidio. Cosa dice ai nostri cuori, allora oggi la Parola di Dio? Per ognuno di noi i cieli sono stati aperti nel battesimo, siamo capaci di vivere nella coerenza di questa realtà d'amore?


Apoftegmi - Detti dei Padri

La preghiera

Lui «sa cosa è bene per noi e ci fa misericordia».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Nel periodo invernale, cioè dal principio di novembre fino a Pasqua, ci si alzi, secondo una valutazione ragionevole, all'ottava ora della notte, in modo da dormire un po' più della metà della notte e levarsi a digestione compiuta. Il tempo poi che rimane dopo le Vigilie, i fratelli che hanno bisogno di imparare qualcosa del salterio o delle letture, lo dedichino a questo. Da Pasqua invece fino al principio di novembre, l'orario venga regolato in modo tale che, dopo l'Ufficio vigiliare, lasciato un brevissimo intervallo in cui i fratelli possano uscire per le necessità naturali, seguano subito le Lodi mattutine che devono celebrarsi alle prime luci dell'alba.

Cap.8,1-4.