In Dio sono perfette sia l’unità che la Trinità. Dio è unico nell’unità di una sola natura e trino nelle persone. Siamo di fronte al mistero. I misteri di Dio ci si svelano nella misura in cui siamo capaci, accogliendo i doni di grazia e lasciandoci illuminare dallo stesso Spirito, di viverli ed incarnarli in noi. San Giovanni ci dice che Dio è amore, ma aggiunge che per amore egli ha dato la vita per noi e non esiste amore più grande di questo. Se osserviamo i suoi comandamenti, se diventa continua e crescente la nostra comunione con il Padre, con il Figlio Gesù Cristo e con lo Spirito Santo, allora la Trinità beata viene a noi e prende dimora presso di noi. San Paolo lo diceva ai primi cristiani: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”. È vero che esiste un limite invalicabile oltre il quale la mente umana non può vedere, ma è anche vero che Dio non pone ostacoli alla sua conoscenza, non pone limite alcuno al suo amore. Siamo noi a perdere di vista le realtà del cielo perché invischiati nelle cose della terra o offuscati dal male. Il peccato è la vera barriera che noi costruiamo verso Dio Uno e Trino. L’esperienza cristiana ci dice che la fedeltà di Dio non viene mai meno, neanche quando la nostra naufraga penosamente. Egli vuole rivelarsi e farsi conoscere per essere da noi riconosciuto ed amato. Egli non solo nella scrittura sacra si rivela, ma meglio e ancor più nella vita di ogni giorno, nella storia del mondo ed in particolare in quella della chiesa. Splende nei suoi santi la gloria della Trinità. Nella nostra redenzione viene esaltato l’amore misericordioso. Nei travagli e nelle vittorie della Chiesa splende la luce dello Spirito Santo, che la rende martire ma invincibile. Nella comunione fraterna concretamente espressa la Trinità trova la migliore espressione. Quello che perfettamente vive nei cieli si trasferisce per noi sul nostro mondo.
L'Abba Pastor disse: Non abitare in un posto dove ti accorgi che gli altri ti invidiano, perché là non potrai crescere.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Colui che deve essere ammesso prometta nell'oratorio alla presenza di tutti la sua stabilità, la conversione dei suoi costumi e l'obbedienza, davanti a Dio e ai suoi Santi, perché se un giorno dovesse agire diversamente, sappia che sarà condannato da Dio stesso del quale si prende gioco. Di questa sua promessa rediga una carta di professione a nome dei Santi di cui lì si conservano le reliquie e dell'abate presente. Tale carta di professione la scriva di sua mano lui stesso; oppure, se non sa scrivere, la scriva un altro a sua richiesta e il novizio vi apponga un segno; e poi di sua mano la deponga sull'altare. Dopo averla deposta, il novizio intoni subito questo versetto: «Accoglimi, Signore, secondo la tua parola e avrò la vita: non deludermi nella mia speranza» (Sal 118,116). Tutta la comunità ripeta per tre volte il versetto, aggiungendovi il Gloria Patri. Allora il fratello novizio si prostri ai piedi di tutti, perché preghino per lui; e da quel momento sia ormai annoverato tra i membri della comunità.