Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
24 - 30 Marzo 2013
Settimana Santa , Colore rosso
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 29 marzo 2013

Il racconto della Passione di Gesù Cristo costituisce, anche da punto di vista cronologico, il primo nucleo della predicazione apostolica, il punto fondamentale della proclamazione della fede della Chiesa. Nella liturgia di oggi, la proclamazione della passione assume una importanza centrale: il valore della parola, come segno sacramentale della presenza attuale del Cristo, prende grande evidenza e polarizza a sé tutta la celebrazione di oggi. Sulla croce il Cristo realizza la suprema manifestazione del nome di Dio: Agape. Nella prima lettura, Isaia profetizza la sofferenza salvatrice e gloriosa del servo di Jahve. Il suo dolore è un mistero. Ma quel dolore però rivela non il suo proprio peccato - egli è innocente - ma il peccato del popolo. Il servo sofferente accetta questa piano di Dio, consapevole che lo condurrà alla morte e ad una sepoltura. Cristo è il servo di Jahve, è lui che si consegna alla morte per il popolo. La risurrezione costituisce la sua esaltazione.
La Chiesa oggi non celebra l'Eucaristia, ma invita i fedeli a rivivere nel silenzio adorante e nel modo più intenso possibile il mistero della morte di Cristo, la sua assurda condanna, l'atroce passione e la sua ignominiosa morte sul patibolo della croce. E' così che potremmo trarne la più logica ed impegnativa conclusione: noi responsabili in prima persona di quella morte con i nostri peccati del re e Dio, immenso nell'amore! L'adorazione eucaristica che poi segue nell'altare della riposizione assume per tutti le caratteristiche della doverosa riparazione e della migliore gratitudine. Le Chiese spoglie e disadorne ci aiutano ulteriormente a comprendere da una parte la gravità della tragedia che si sta consumando nel mondo e dall'altra l'attesa di un evento risolutivo che già intravediamo nella fede e nella speranza ed è il mattino di Pasqua.
Lo vediamo come il servo: su di lui pesano le nostre colpe, ma dalla sua umiliazione viene il nostro riscatto. Dalle piaghe di Gesù sono risanati tutti gli uomini. Oggi è il giorno della immensa fiducia: Cristo ha conosciuto la sofferenza, da lui riceviamo misericordia e in lui troviamo grazia. E la imploriamo per tutti gli uomini nella preghiera universale. Oggi è il giorno della solenne adorazione della croce: lo strumento del patibolo è diventato il termine dell'adorazione da che vi fu appeso il Salvatore del mondo. Siamo sempre sotto la croce. Non c'è momento, non c'è situazione dove non entri la croce a liberare e a salvare. Infatti essa si manifesta in noi ogni giorno, se siamo discepoli fedeli del Signore. Non chiediamogli tanto di scendere dalla croce, quanto di avere la forza di restarci con lui, nella speranza della risurrezione.


In questa giornata non si celebra l'eucaristia, ma la lunga liturgia della Parola si conclude con la distribuzione dell'Eucaristia consacrata in precedenza. I testi biblici sono stati scelti per aiutare la comunità ad entrare nella realtà dell'immolazione del Figlio di Dio. Isiaia aveva profetizzato l'atto salvifico volontario del Servo di Dio. “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. La Lettera agli Ebrei insiste sul gesto di obbedienza di Cristo. “Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce”. Per questo motivo egli divenne causa di salvezza. Giovanni trasmette pagine sublimi sul significato della croce, che è segno di morte e di risurrezione, culmine del sacrificio pasquale offerto per la salvezza del genere umano. La preghiera universale, con le sue molteplici intenzioni, presenta a Dio varie realtà della Chiesa e dell'umanità. La solenne adorazione della Croce, con le sue melodie e il suo rituale evocatore, insegna il valore sacro della salvezza. “Ecco il legno della Croce, a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo”. Oggi, in modo intensamente partecipato dall'intera comunità ecclesiale, si prende parte al Corpo del Signore, in silenzioso raccoglimento e, nell'occorrenza, in prolungata adorazione e con la celebrazione della Via crucis, strada della croce e della risurrezione.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anziano che abitava in un luogo deserto. Trovarono presso la sua cella dei bambini che custodivano le greggi e parlavano tra loro in modo fastidioso. I fratelli videro l'anziano, gli palesarono i propri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Poi gli dissero: «Padre, perché accetti d'avere intorno questi bambini e non gli ordini di cessare tanto baccano?». L'anziano rispose: «Fratelli, credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo ordine, ma mi fermo, dicendo: «Se non sopporto questa bazzecola, come potrei sopportare una più grande prova, se Dio permette che mi si presenti?». Così non dico niente, per abituarmi a sopportare tutto ciò che accade».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO PUNIRSI I FANCIULLI DI MINORE ETÀ

Ogni età e ogni grado di intelligenza devono ricevere un trattamento adeguato. Perciò i fanciulli, gli adolescenti o coloro che non sanno rendersi conto della gravità della scomunica, tutti questi, ogni qualvolta commettono delle mancanze, siano puniti con rigorosi digiuni o repressi con aspre battiture, perché si correggano.

Cap.30,1-3.