Al centro del suo Vangelo, Marco pone l'episodio fondamentale della professione di fede di Pietro. Gesù ha finito la sua prima parte della missione per rivolgersi verso Gerusalemme dove lo attende non la gloria, ma la crocifissione e la morte. Gesù vuol accertarsi del grado di preparazione dei suoi discepoli, soprattutto di Pietro che ha posto a capo della sua futura Chiesa. Con queste premesse è possibile leggere i chiaroscuri che ci presenta il brano evangelico. Com'è possibile che Gesù tratti in due modi diametralmente opposti Pietro: prima lo loda e poi lo rimprovera aspramente? Sa benissimo che è difficile far capire il vero significato della sua missione e il piano d'amore di Dio. Pietro, anche se riconosce in Gesù il Cristo, il Messia, è legato ancora ad una visione ristretta del messianismo. L'esortazione odierna è servita proprio per far cominciare ad introdurre i suoi discepoli e soprattutto Pietro, nel grande Mistero della sua Persona, su quel che significa far comprendere appieno il suo messianismo d'amore che inevitabilmente passa attraverso la passione e la croce, che è di Cristo, ma che siamo chiamati a condividere tutti noi nella nostra vita.
Diceva l'abate Mios: «Obbedienza per obbedienza. Se uno obbedisce a Dio, Dio gli obbedisce».
ATTEGGIAMENTO DURANTE L'UFFICIO DIVINO Noi crediamo che Dio è presente dappertutto e che gli occhi del Signore scrutano in ogni luogo buoni e cattivi (Pr 15,3); ma crediamolo soprattutto senza alcun dubbio quando prendiamo parte all'Opera di Dio. Perciò richiamiamo continuamente alla memoria quanto dice il profeta: «Servite il Signore con timore» (Sal 2,11); e ancora: «Cantate inni con arte» (Sal 46,8); e: «A te voglio cantare davanti agli angeli» (Sal 137,1). Consideriamo dunque quale deve essere il nostro atteggiamento alla presenza di Dio e dei suoi angeli e salmodiamo in modo tale che il nostro spirito concordi con la nostra voce.