Le parabole che ci sono state proposte dalla liturgia durante questa settimana, vanno lette tutte in una chiave positiva. Anzi, direi che vanno riviste sotto una diversa luce: certamente più di qualcuno avrà usato tali passi evangelici per incutere timore e, prospettando per i réprobi fiamme, fuoco e zolfo, avrà contribuito a dare una visione distorta dell'economia della salvezza. Gesù, attraverso questi insegnamenti ci dice che nessuno, non solo non deve disperare della salvezza, ma nemmeno deve affliggersi per l'ingiustizia che scopre intorno a lui e dentro di lui. «Dio è più grande del nostro cuore» (1Gv 2, 20b) è questo un insegnamento fondamentale della Parola di Dio, esso risulta essere punto di partenza per ogni rapporto equilibrato con il Signore ed è anche una vera palestra di riconoscimento tranquillo e sereno dei propri limiti e dei propri difetti, nella consapevolezza che tutto avrà compimento e risoluzione in Lui e attraverso di Lui. In tal modo, la «mietitura» non sarà più uno spaventapasseri, ma costituirà il termine di confronto per tutta la vita di fede, maturazione di una concezione religiosa che esce dall'infantilismo per divenire pienezza di una relazione con un «Tu» che dispiega tutte le potenzialità del nostro essere. Ecco allora: «Accogliamo con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarci alla salvezza».
Rimani nella tua cella ed essa ti insegnerà ogni cosa": così abba Mosè si rivolge al discepolo inquieto e tormentato dai cattivi pensieri.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non portare a compimento i moti dell'ira. Non riservarsi un tempo per sfogare lo sdegno. Non nutrire inganno nel cuore.
Non dare pace falsa. Non abbandonare la carità. Non giurare, per non correre il rischio di spergiurare. Dire la verità col cuore e con la bocca. Non rendere male per male.
Non fare torti e sopportare pazientemente quelli che si ricevono. Amare i nemici. Non maledire quelli che ci maledicono, ma piuttosto benedirli. Sopportare la persecuzione per causa della giustizia.