Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
06 - 12 Maggio 2012
Tempo di Pasqua V, Colore bianco
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Mercoledì 09 maggio 2012

Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto.

Gesù usa spesso il termine "rimanere". È una condizione che diventa preziosa perché vuole intima unione; vuol dire condivisione e partecipazione. Gesù, rimanendo in noi, non annulla la sua divinità. La sua natura divina non diminuisce per questo gesto di accoglienza e di apertura. Gesù che rimane in noi significa la possibilità di diventare suoi veri discepoli. È l'accoglienza dell'opera di grazia dello Spirito Santo. È docilità alla sua Voce; unico ad avere Parole di vita eterna. Gesù che rimane in noi informa la nostra vita di un amore che non ha confini. Gesù che rimane è uno stato che pregusta la gloria eterna, quando Dio ci sarà rivelato completamente. Nel Mistero Pasquale abbiamo la possibilità vera che Gesù rimanga in noi. Vi è anche l'operazione inversa. Noi che rimaniamo in Gesù. Non è atto di orgoglio; non è appropriarsi di un qualcosa che non ci appartiene. Nel Mistero dell'Incarnazione Gesù diventa nostro fratello. Noi posiamo rimanere in Lui proprio perché Egli ha voluto assumere la nostra natura. Rimanere in Gesù diventa allora riconoscere in Lui il nostro maestro e modello di vita. L'amore, la misericordia, la dolcezza del suo agire sulla terra ci indicano concretamente come poter rimanere in Lui e nel suo amore. Preghiamo perché possa diventare per noi fonte di conversione vera.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Signore, abbi pietà di me peccatore!

Questa formula è la base della "Preghiera di Gesù", recitata in continuo da tutti nell'ambito del monachesimo orientale.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI CHE NON VANNO MOLTO LONTANO

I fratelli che sono inviati fuori per una qualsiasi incombenza e prevedono di poter ritornare al monastero in giornata, non ardiscano mangiare fuori, anche se sono invitati con insistenza da qualcuno, a meno che non abbiano l'autorizzazione dal loro abate. Se agiranno diversamente, siano scomunicati.

Cap.51,1-3.