Gesù è il nostro vero Maestro. La Bibbia contiene la sua Rivelazione; ed è completa. In essa leggiamo il suo vero insegnamento. Non c'è bisogno di aggiungervi nulla. Gesù, nel lasciare i suoi discepoli affida loro un testamento prezioso. I tempi suoi stanno completandosi; ormai si avvicina l'ora suprema; l'ora nella quale Egli darà la sua vita. È presene qui, in questo brano, il commiato con i suoi discepoli; è un momento doloroso e solenne. Egli sa perfettamente che loro non hanno ancora la forza di sopportare questi avvenimenti; Egli sa che le sue parole non sono comprese immediatamente. Sta chiedendo a loro una fedeltà che non è nelle loro capacità. È un discorso che chiede obbedienza ed amore. Gesù conosce benissimo la fragilità umana che tante volte non resiste alle diverse tentazioni. La sua missione di amore infinito sulla Croce sarà fonte di infinite grazie; è l'amore di Dio che ce le rende disponibili; lo Spirito Santo sarà capace, allora di trasformare il gruppo di apostoli in comunità salda e compatta. L'amore di Dio è amore trasformante. Lo Spirito Santo è Dio. Non è una entità non qualificabile ed indistinta. Non è uno spirito vago che aleggia nell'universo. È la Terza Persona della Trinità che opera costantemente. Opera di amore che insegna l'amore di Dio per noi. La nostra disponibilità e docilità all'opera dello Spirito significa rendere Gesù presente e vivo in mezzo a noi.
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.