Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
04 - 10 Marzo 2012
Tempo di Quaresima II, Colore viola
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Mercoledì 07 marzo 2012

Lo condanneranno a morte.

Il cammino di Gesù verso Gerusalemme, la città del sacrificio, mèta dei profeti, testimoni di Dio, dà pieno compimento e significato ad ogni offerta suprema di sé. Oggi ci viene proposto il suo atteggiamento deciso e sereno, mentre annuncia di nuovo (per la terza volta) ai discepoli la sorte dolorosa e gloriosa che lo attenderà a Gerusalemme. Questa gloriosa attesa – forte del desiderio di donarsi - ricorda anche a noi che la Quaresima è da intendersi come un grande viaggio comunitario verso la Pasqua, festa della vita. Non sempre si accoglie così. Perfino da parte dei discepoli, che ascoltano l'annuncio di Gesù, non vi è dato un esempio edificante. Appare più evidente in loro una seria preoccupazione per il futuro, che per la sorte del loro Maestro. Hanno capito che Gesù è il Messia, ma le loro attese si concentrano nella comune convinzione, condivisa da tutti, di un Messia liberatore politico e militare, di conseguenza è opportuno assicurarsi uno spazio onorevole in questo nuovo regno. L'iniziativa parte dalla mamma dei figli di Zebedéo. E' curioso il testo, "si prostrò e chiese: di' che questi due figli siedano alla destra e alla sinistra". Chi adora accetta la maestà di Dio, semmai chiede, ma non comanda. Non si possono mettere sul medesimo piano l'amore di Dio che abbraccia l'universo e i meschini interessi umani. Comunque senza indignarsi, come fa sempre con tutti, Gesù cerca di far sapere che ben altro lo aspetta a Gerusalemme (altro che trionfi!), e che essi in tale circostanza saranno messi a dura prova. Non sembrano di aver capito che la strada del discepolo è condividere la sorte del Maestro. Anzi insistono che tutto potranno fare, perfino bere il calice. Tutto vedono ora e desiderano con occhio umano. Sono veramente ciechi. Siamo ciechi nelle cose di Dio, che ci riguardano. Quanto è bello poter confessare: "Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Gli altri dieci non sono da meno. Si sentono prepotentemente scavalcati da questa temeraria iniziativa. L'indignazione degli apostoli offre a Cristo l'occasione di spiegare ulteriormente il significato dell'apostolato. A imitazione del Maestro, chi nella Chiesa è costituito in autorità deve servire come lui ha servito, dando la vita. Qualunque chiamata di Dio non è mai un privilegio, ma un amore che accetta di farsi servizio per gli altri.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Pregare per gli altri

«Un fratello fece visita ad un anziano che aveva il dono del discernimento e lo supplicò con queste parole: "Prega per me, padre, perché sono debole". L'anziano gli rispose: "Uno dei padri una volta ha detto che chi prende dell'olio in mano per ungere un malato, trae giovamento lui per primo, dall'unzione fatta con le sue mani. Così chi prega per un fratello che soffre, prima ancora che questi ne tragga giovamento, lui stesso ha la sua parte di guadagno, a causa del suo intento di amore. Fratello mio, preghiamo dunque gli uni per gli altri, per essere guariti, perché Dio stesso ce lo ha ordinato attraverso l'apostolo"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN QUALI TEMPI SI DICE L'ALLELUIA

Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste si dica sempre l'Alleluia sia nei salmi che nei responsori; da Pentecoste invece fino all'inizio della Quaresima lo si dica ogni notte soltanto con gli ultimi sei salmi dell'Ufficio notturno. Ogni domenica poi fuori del tempo quaresimale i cantici dell'Ufficio notturno, le Lodi, Prima, Terza, Sesta e Nona si dicano con l'Alleluia; ai Vespri invece non si dica. Ma i responsori non si dicano con l'Alleluia se non da Pasqua a Pentecoste.

Cap.15,1-4.