«Se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata». Il profeta ci rivela una grandissima verità che sgorga dal cuore stesso di Dio: la sua propensione al perdono totale ed immediato quando scorge il vero pentimento nel cuore dell'uomo peccatore. La tentazione ricorrente, che sfigura l'immagine stessa del nostro Padre celeste, è quella di presentarlo come giudice spietato, sempre pronto a scagliare le sue saette e ad infliggere i suoi castighi. Dio solo sa quanti sono stati allontanati dalla vera fede a causa di una severità tutta umana, indebitamente attribuita a Dio! Capita spesso, ancora ai nostri giorni, di voler paragonare e confondere l'agire di Dio, e quindi anche la sua giustizia, con quella degli uomini. È per questo che Gesù ci ripete solennemente: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». La giustizia, quando viene disancorata dalla misericordia e dal perdono, diventa misera e riprovevole vendetta. Da quando la nostra Chiesa è stata segnata dal mistero della redenzione, dal patto della nuova ed eterna alleanza, non può più ignorare la legge del perdono. Non può più negare ad alcuno la misericordia, se la implora con cuore pentito. Sussiste ancora il rischio di far prevalere il "diritto" sull'Amore, anche se tutti siamo ben consapevoli dei comportamenti ben diversi di Gesù. Egli arriva ad essere accusato di eversione, di essere sprezzante della legge, di essere persino un bestemmiatore quando deve proclamare e dimostrare agli uomini l'avvento della misericordia e la gioia del perdono. Sono ancora troppi coloro che vengono a bussare alle porte delle nostre chiese, dopo aver bussato al cuore stesso di Cristo, e si sentono respinti, cacciati fuori in nome della legge. Che responsabilità! «Avevo fame, avevo sete di giustizia e mi è stata negata...», È come negare la risurrezione ad un morto! È come voler rinchiudere di nuovo Gesù nel suo sepolcro. La via che Gesù ci ìndica è diametralmente opposta: «Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stùpido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geènna». E perfino ogni nostra offerta deve essere prima purificata con il perdono e la riconciliazione: «Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».
Un anziano disse: «Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l'autore stesso di quella legge».
RIVERENZA NELLA PREGHIERA Se, quando vogliamo presentare qualche richiesta ai potenti, non osiamo farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più al Signore Dio dell'universo dobbiamo rivolgere le nostre suppliche in tutta umiltà e purezza di devozione! E noi sappiamo che saremo esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per il fervore ispirato dalla grazia divina. Ma lorazione che si fa in comune sia assolutamente breve e, dato il segnale dal superiore, si alzino tutti insieme.