Non dovremmo essere noi a chiedere segni se fossimo consapevoli di essere noi segno a noi stessi della presenza di Dio nel nostro mondo e nel segreto del nostro spirito. C'è in noi una scintilla viva e vivificante del creatore e Signore nostro. Tutto il creato di Lui ci parla. Già tutta la storia antica del popolo di Israele è cosparsa di segni e prodigi divini. Il Verbo incarnato è la rivelazione piena della gloria di Dio e del suo infinito amore. Gesù di Nàzaret sta dettando una dottrina nuova e sta operando segni e miracoli a conferma di quanto egli insegna. Prevale però spesso la cecità umana, ricorrente nelle diverse epoche della storia. Vediamo allora l'alternarsi da una parte del bisogno ardente di vedere Dio e dall'altra l'incapacità di scorgerlo dove e quando egli si manifesta. Càpita allora inevitabilmente di incorrere nei più grossolani errori fino a confondere i segni di Dio con quelli di satana. I nemici dichiarati di Gesù incappano ripetutamente in questi errori banali e blasfemi. Arrivano a pensare e dire che egli scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, prìncipe dei demòni. Il Signore non può fare a meno di definire quella gente: «Generazione malvagia...». Promette un segno, il segno di Giona, quello della sua morte e della sua gloriosa risurrezione, ma Gesù sa che neanche quel segno servirà loro per credere e convertirsi. La malvagità significa concretamente il rifiuto immotivato contro ogni logica e contro ogni fede. È la malattia inguaribile degli «irriducibili», coloro cioè che hanno deciso in cuor loro di non lasciarsi convincere da niente e da nessuno, neanche dal Signore. Per questa categoria di persone non c'è segno che valga: la difesa ad oltranza di una presunta libertà li confina nei meandri oscuri del male e dell'errore. Gesù è ben più di Giona, è ben più di Salomone eppure i suoi nemici, contrariamente a quanto fecero gli abitanti di Nìnive dopo la predicazione di Giona e la regina del sud dopo l'incontro con Salomone, non danno segno di conversione o di ravvedimento. È l'esatto contrario di quanto ci sta chiedendo il Signore in questo nostro cammino quaresimale. Egli vuole un cuore penitente ed allora non ci mancherà il «segno» della sua divina misericordia.
Il discepolo disse al maestro: Sono contento che tu sia qui.
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Ci teniamo però a far notare espressamente che se a qualcuno non piace questa distribuzione dei salmi, li disponga pure diversamente, nel modo che ritiene più opportuno; purché faccia attenzione che ogni settimana si reciti l'intero salterio dei centocinquanta salmi e che la domenica alle Vigilie notturne si ricominci sempre da capo; perché darebbero prova di grande pigrizia nel servizio a cui si sono consacrati quei monaci che nell'arco di una settimana recitassero meno dell'intero salterio insieme ai cantici consueti, quando invece leggiamo che i nostri santi Padri compivano con fervore in un sol giorno ciò che noi tiepidi è da sperare che riusciamo a fare almeno in una intera settimana.