Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Febbraio 2011
Tempo Ordinario VI, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 15 febbraio 2011

Fatte attenzione!

I discepoli di Gesù sono ancora attaccati alle cose non spirituali. Nonostante la presenza del Maestro in mezzo a loro, essi hanno ancora il cuore indurito. Non si ricordano del segno compiuto da Gesù, quando egli spezzò i cinque pani, e moltiplicò i pesci. I discepoli sono incapaci di affidarsi totalmente a Cristo. Come capita anche a noi, essi si affidano a ciò che conduce alla corruzione, alla ipocrisia e alla incredulità. Questo richiamo del Maestro verso i discepoli rimane di attualità anche oggi nella nostra esperienza di vita. Lo sviluppo del mondo moderno ci apre verso delle concezione di incredulità, l'uomo pretende di farsi un dio, abbiamo tanti esempi come ad esempio voler essere padroni della vita e della morte... e ciò non solo nella manipolazione genetica. Abbiamo un solo Maestro, è Gesù Cristo, ascoltiamolo, egli ci da il vero pane di vita e la certezza della sua Parola.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Qualunque immagine appaia, colui che la vede non cada in trepidazione, ma piuttosto interroghi con sicurezza dicendo dapprima: "Chi sei tu e da dove vieni?"... Se si tratta di una potenza diabolica, subito si indebolirà vedendo un animo sicuro e vigoroso.

Antonio ai suoi monaci

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il secondo gradino dell'umiltà si sale quando uno, non amando la propria volontà, non si compiace di soddisfare i suoi desideri, ma imita con i fatti quella parola del Signore che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E similmente la Scrittura dice: «La volontà propria merita la pena, mentre la costrizione procura il premio». Il terzo gradino dell'umiltà si sale quando uno per amor di Dio si sottomette al superiore in tutta obbedienza, imitando il Signore di cui dice l'apostolo: «Si è fatto obbediente al Padre fino alla morte» (Fil 2,8).

Cap.7,31-34.