Sono bene collegati tra di loro i testi che la liturgia propone alla nostra considerazione. Il Cantico dei Cantici, definito il libro più sublime di tutta la scrittura, mentre canta l'amore umano tra gli sposi, ci solleva più in alto nella interpretazione della tradizione patristica, facendoci vedere l'amore sponsale tra Dio e il suo popolo nell'Antico Testamento, tra Cristo e la Chiesa e tra Cristo e il singolo cristiano e in particolare tra Cristo e la Vergine Maria. Un cantico di amore si eleva dall'anima credente verso il suo Dio, nell'estasi di una donazione totale. I nostri sposi cristiani potrebbero e dovrebbero trovare in questo libro l'invito per rendere onore più spirituale la loro unione fino ad essere sublimata in amore puro che ama l'altro non per quello che può dargli quanto per quello che è: anima gemella che Dio gli ha dato come compagna della vita perché venga amata come la persona di Cristo. Questa sublimità di amore viene praticato da Maria e Giuseppe che diventano, a loro volta, modello di tutti gli sposi cristiani. Il breve brano del vangelo ci presenta la visita di Maria a Santa Elisabetta. Siamo certi che Maria non è andata a far propaganda della sua nuova situazione. Eppure appena Elisabetta la vede, sussulta il bambino nel suo grembo e lei piena di Spirito Santo, esclama: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Quanto sono meravigliose le tue vie, Signore! Hai tolto la vergogna della sterilità a questa tua figlia, le hai dato la luce dello spirito di profezia e di conoscenza dei tuoi segreti progetti di amore, hai fatto brillare di gioia immensa la sua tarda età nell'incontro con il salvatore racchiuso ancora nel grembo dalla mamma. Lode a te! A quattro giorni di distanza dal felice evento, la liturgia ci vuole preparare a ricevere il salvatore con la stesso entusiasmo e fede con cui Elisabetta ha accolto Lui e Maria. Anzi poniamoci sotto la guida della Madre di Gesù prepariamoci ad accogliere il salvatore con fede e amore.
Il padre Teodoro racconto: "Quando ero più giovane, ho abitato nel deserto. Un giorno andai al forno per fare due pani, ritrovai un fratello che voleva fare del pane, ma non aveva nessuno che gli desse una mano. Lasciai allora i miei pani per aiutarlo. Ma, appena fui libero, giunse un altro fratello, e ancora gli diedi una mano e feci i pani per lui. Quindi ne giunse un terzo e feci altrettanto, così per tutti quelli che venivano al forno della comunità: feci in tal modo sei infornate di pani. Infine, quando non venne più nessuno, feci i miei due pani".
I PORTINAI DEL MONASTERO Il monastero poi, se è possibile, deve essere organizzato in modo da avere all'interno tutto ciò che è necessario: cioè l'acqua, il mulino, l'orto, le officine per i diversi mestieri; cosicché i monaci non abbiano necessità di andar fuori, cosa questa che non giova affatto alle loro anime.
Vogliamo infine che questa Regola sia letta spesso in comunità, perché nessun fratello possa addurre il pretesto di non conoscerla.