Nel vangelo di questa ultima domenica di ottobre, emerge, simpatica ed accattivante, la figura del piccolo Zaccheo. Lo potremmo definire un curioso di Dio, un cercatore di Cristo e, volendo, un arrampicatore sui sicomori. Egli si stacca dalla folla, si libera dall'anonimato, arrampica su un sicomoro, vuole vedere chi è Gesù; per ora non osa sperare di più. Il Signore però trascende i desideri degli uomini e si rende visibile e comprensibile a chi lo cerca con cuore sincero. Gesù guarda con simpatia Zaccheo, rannicchiato tra i rami, e lo invita a scendere "Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Gesù attua con Zaccheo la sua solenne promessa e la esplicita ulteriormente dicendo: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". La salvezza coincide con una totale e sincera conversione: Zaccheo alla presenza del Cristo, fa un attento e puntuale esame della sua vita, riconosce i propri errori, si mostra sinceramente pentito, li dichiara in una pubblica confessione alla presenza del Signore, si impegna concretamente a riparare per il maltolto e si rende disponibile a dare ai poveri la metà dei suoi averi. È un esempio mirabile di autentica confessione sacramentale dove tutti gli elementi vengono scrupolosamente e pienamente osservati. Il vero protagonista della storia è però ancora una volta lo stesso Signore: è lui che prende l'iniziativa, lui si autoinvita a casa di Zaccheo, è lui l'autore principale che lo induce alla confessione e alla conversione. Zaccheo potrebbe essere il patrono dei convertiti e anche dei piccoli di statura, di tutti coloro che per vedere qualcosa o qualcuno debbono arrampicarsi su un albero purché non vengano a trovarsi in un deserto!
Un confratello chiese a un anziano: Come viene all'uomo il timor di Dio? E l'anziano rispose: Se un uomo vive in umiltà e in povertà e non giudica gli altri, in questo modo si manifesta in lui il timor di Dio.
IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO Qualora poi le condizioni o la povertà del luogo richiedessero che i monaci attendano essi stessi a raccogliere le messi, non ne siano malcontenti, perché allora sono veri monaci quando vivono del lavoro delle proprie mani, come i nostri Padri e gli Apostoli. Tutto però si faccia con discrezione, tenendo conto dei più deboli.