Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
03 - 09 Ottobre 2010
Tempo Ordinario XXVII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Sabato 09 ottobre 2010

La beatitudine di Maria e nostra.

La Vergine Madre, nel suo canto di lode e di ringraziamento al Signore per la sua prodigiosa maternità, con accenti profetici, esclama: «Tutte le generazioni mi proclameranno beata». L'angelo che le reca l'annunzio dice di lei: «Benedetta tu fra tutte le donne». San Giovanni, nel libro dell'Apocalisse, la vede come la donna vestita di sole con ai suoi piedi dodici stelle. Elisabetta la definisce Madre del mio Signore. Oggi è una voce anonima di una donna, che sgorga dalla folla e grida: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Comincia già ad avverarsi la profezia della Madre di Cristo. Egli però ha da proclamare una più ampia ed universale beatitudine: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». È una evidente conferma alle parole profetiche della Madre sua. Lei per prima ha ascoltato, accolto e messo in pratica la parola del Signore, che le è stata proclamata dall'Angelo Gabriele. Maria è quindi beata, non solo perché ha avuto il singolare e sublime privilegio di accogliere e generare il Verbo di Dio nella sua carne mortale, ma ancor più perché si mostrata docile alla volontà divina e, come il suo dilettissimo Figlio, ha accettato il piano divino fino al Calvario, condividendo con lui la passione. Quanto Maria ha fatto, come umile e docile discepola, anche noi siamo chiamati a farlo con tutta la nostra vita. Su ciascuno di noi il buon Dio ha un piano di salvezza, che egli ci rivela nel tempo e nelle circostanze di ogni giorno. Possiamo essere beati se conformiamo la nostra volontà a quella del Signore. Dobbiamo perciò essere ascoltatori attenti della sua parola, Dobbiamo avere Cristo e la sua Madre come nostri modelli. Occorre riscoprire l'umiltà del cuore e la sincerità con noi stessi per diventare avidi della parola di Dio, bisognosi della sua verità e della sua grazia e infine capaci di operare il bene.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.

Cap.36,7-10.