Regno dei cieli e Regno di Dio sono espressioni che, con ogni probabilità, per noi non hanno una valenza significativa. Possono anzi sembrare obsolete e frutto di elucubrazioni "monarchiche" dell'autore del vangelo. Bisogna quindi cercare di riscoprire questi termini per sottolineare il carattere eversivo che dovrebbero avere nella nostra esistenza. Le due parabole, infatti, ci dicono che questo regno è tanto prezioso da convincere chiunque a stravolgere la propria vita. In ognuno di noi c'è un sogno e Dio offre ad ogni persona la possibilità di realizzarlo. Il sogno che alberga dentro di noi si chiama libertà, avventura, mettersi in gioco, rischiare continuamente: e cioè vincere la paura che ci attanaglia per lanciarci verso nuove mete, per fare un salto verso l'Infinito. È questo l'ideale che il vangelo continuamente ci propone, il quale purtroppo spesso è offuscato da tante sovrastrutture che il tempo e i cristiani stessi hanno contribuito a mettere in piedi. Regno dei cieli, dunque, non ha niente a che fare con le istituzioni che, per associazione di idee, ci vengono in mente, ma è linguaggio umano per indicare una realtà che ci sovrasta; è metafora per indicare la pienezza di vita che si può trovare solo mettendosi sotto la signoria di Dio.
Rimani nella tua cella ed essa ti insegnerà ogni cosa": così abba Mosè si rivolge al discepolo inquieto e tormentato dai cattivi pensieri.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non portare a compimento i moti dell'ira. Non riservarsi un tempo per sfogare lo sdegno. Non nutrire inganno nel cuore.
Non dare pace falsa. Non abbandonare la carità. Non giurare, per non correre il rischio di spergiurare. Dire la verità col cuore e con la bocca. Non rendere male per male.
Non fare torti e sopportare pazientemente quelli che si ricevono. Amare i nemici. Non maledire quelli che ci maledicono, ma piuttosto benedirli. Sopportare la persecuzione per causa della giustizia.