Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
18 - 24 Luglio 2010
Tempo Ordinario XVI, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Mercoledì 21 luglio 2010

Un vangelo incoraggiante!

Ci viene riproposta oggi la parabola del seminatore, non come una pedissequa e inutile ripetizione, ma a mo' di sottolineatura dell'importanza che la parola deve avere nella vita del credente. Inoltre, la lettura continua feriale del vangelo di Matteo ci fa penetrare meglio il cammino che l'evangelista stesso propone alla comunità per la quale scrive, che è percorso lungo il quale si deve modulare la nostra esperienza di battezzati. Se la parabola è chiara, altrettanto non lo è il nostro comportamento nei confronti di ciò che è stato seminato in noi. Non vi sono delle caratterizzazioni stabilite, questo sarebbe contrario alla dottrina stessa cristiana, in quanto predestinerebbe alcuni alla dannazione e altri alla vita eterna. Quando infatti si interpretano i terreni (strada, sassi, spine, terra buona) come caratteri predeterminati di un individuo, si nega qualsiasi possibilità di cambiamento e di conversione. Gesù vuole soltanto dire che ognuno di noi può essere nei vari momenti della sua esistenza tanto terreno buono quanto strada e che l'impegno è proprio nel cercare di divenire ogni giorno terra fertile, nonostante le aridità, le infedeltà e le preoccupazioni. È un vangelo che incoraggia e non certo una pagina che vuole innalzare i perfetti e relegare gli altri in una strada senza uscita. Tutti dobbiamo cercare quel seme. E ricordarci che: «Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. E l'anziano gli disse: "Lotta con tutte le tue forze perché il lavoro che fai dentro di te sia secondo Dio e così vincerai le passioni di fuori"


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

L'abate ricordi sempre ciò che è, ricordi come viene chiamato e sappia che a chi è stato affidato molto sarà richiesto molto di più (cf. Lc 12,48). Si renda conto di quanto sia difficile e arduo l'incarico che si è assunto, quello di guidare le anime e di mettersi al servizio della diversa indole di molti, dovendo trattare uno con la dolcezza, un altro con i rimproveri, un altro ancora con la persuasione; e, secondo il temperamento e il grado di intelligenza di ciascuno, egli si adatti e conformi a tutti, in modo che non solo non abbia a subire perdite nel gregge a lui affidato, ma anzi possa rallegrarsi dell'incremento del buon gregge.

Cap.2,30-32.