I miracoli compiuti da Gesù, la sua stessa presenza, reale e misteriosa insieme, hanno lo scopo preciso, non di meravigliare e stupire gli ascoltatori e i testimoni, ma di suscitare la fede e far comprendere la verità della vita e la sua missione di salvatore del mondo. Molti invece cercano segni e prodigi solo per placare con gli occhi la propria incredulità e illudersi di saziare le proprie ragioni, così non approdano alla fede, ma permangono nel buio dei propri vizi e conservano l'ostilità al Cristo e ai suoi inviati. C'è una oggettiva responsabilità quando la grazia divina viene riversata in noi e non l'accogliamo con umiltà e gratitudine, non operiamo la conversione interiore del cuore, non facciamo la dovuta penitenza per i mali commessi e restiamo nei nostri personali e falsi moralismi. I "guai" che Gesù scaglia contro le città che non hanno voluto accogliere il suo annuncio di salvezza risuonano come una inevitabile autocondanna: è normale che ci si perda quando trovandoci sperduti nel buio rifiutiamo il dono della luce che ci serve per uscirne.
L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.
GLI ATTREZZI E GLI ALTRI OGGETTI DEL MONASTERO Per tutto quanto il monastero possiede in attrezzi o vestiario o altri oggetti di vario genere, l'abate scelga dei fratelli su cui possa fare affidamento per la loro vita e i loro costumi e a suo giudizio consegni a ciascuno le singole cose perché le tengano in ordine e le raccolgano. E di tutto l'abate tenga un inventario, perché quando i fratelli si avvicendano nell'incarico, sappia quello che dà e quello che riceve. Se poi uno tratta con poca pulizia o con negligenza gli oggetti del monastero, sia ripreso; e, se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.