La prima lettura parla della "casa di Dio", la seconda, il Vangelo, della famiglia di Gesù. E' facile vedere il rapporto poiché nella Scrittura la parola "casa" può significare sia un edificio sia una famiglia. Per esempio quando la Bibbia parla della "Casa di Davide" può significare la sua abitazione, ma più spesso si tratta della famiglia, della stirpe di Davide. Chi ascolta le mie parole è per me fratello e madre... Ecco, se noi ascoltiamo la Parola di Dio e la mettiamo in pratica, diventiamo suoi fratelli, anzi sua madre formiamo cioè la sua famiglia, siamo la "casa di Dio" siamo cioè nello stesso momento sua famiglia e suo tempio, cioè luogo dove lui abita. Si realizzano così le profezie di cui abbiamo letto nella prima lettura che Dio ha voluto abitare con gli uomini, non solo in mezzo a loro ma in loro, dentro di loro, per unirli tutti in un'alleanza che fa di essi un unico edificio, un'unica famiglia, e dirittura un unico corpo, il Corpo di Cristo.
Si domandò al nostro santo padre Atanasio, l'arcivescovo di Alessandria: «In qual modo il Figlio è uguale al Padre?». Rispose: «Come la vista nei due occhi».
LE COLPE PIÙ GRAVI Il fratello invece che si macchia di colpe più gravi venga escluso sia dalla mensa che dall'oratorio. Nessuno dei fratelli abbia alcun rapporto con lui, né gli rivolga la parola. Egli se ne stia solo al lavoro che gli è stato assegnato mantenendosi nell'afflizione della penitenza, memore di quella terribile sentenza dell'apostolo che dice: «Un tal individuo sia consegnato alla morte della carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore» (1 Cor 5,5). Prenda il cibo da solo, nella misura e nell'ora che l'abate giudicherà più opportuna per lui. Nessuno incontrandolo lo benedica e non sia benedetto neppure il cibo che gli viene dato.