Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
02 - 08 Agosto 2009
Tempo Ordinario XVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Giovedì 06 agosto 2009

Tre testimoni della gloria del Cristo.

Non è facile superare ciò che San Paolo chiama «lo scandalo della croce». Gesù aveva mostrato non solo la sua divina sapienza, ma anche la sua onnipotenza, operando segni e miracoli. Aveva dimostrato di essere signore della vita, capace quindi di far risorgere i morti. Nonostante ciò ogni volta che egli parla della sua passione, della sua morte crudelissima, della sua fine sulla croce, nasce lo scompiglio tra i suoi e conosciamo anche la reazione di Pietro fa che, dopo essere stato investito del primato viene chiamato satana! Oggi lo stesso Gesù chiama a sé tre qualificati testimoni e li conduce sul Tabor. Assisteranno stupiti e pieni di meraviglia alla trasfigurazione di Gesù. Le poche note esplicative del Vangelo ci fanno capire che Egli si mostra trasfigurato nella sua gloria, la cima di quel monte si trasforma in un lembo di cielo e Mosè ed Elia fanno corona al Signore. Quella visione contiene un monito di sostanziale importanza: quel Gesù che parla di passione, di morte e di risurrezione, è lo tesso che oggi rifulge di gloria e splendore divino. Ed ecco subito Pietro che si rivolge a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Ancora una volta Pietro non ha capito. Deve ascoltare la voce che viene dal cielo: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo».


Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, Apostolo
(3, 7 - 4, 6)

La gloria della Nuova Alleanza risplende nel Cristo. Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se gia il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. Anzi sotto quest'aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto.
Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà.
E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore.
Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio.
E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio.
Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù.
E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Terribile solitudine di Antonio

Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.

Il Signore non è lo spettatore distratto delle nostre lotte, ma il custode della nostra libertà.

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.

Cap.5,14-19.