«Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli». Viviamo tempi in cui la spettacolarizzazione in tutte le sue forme spinge tutti a far mostra di sé per cercare il consenso e l'ammirazione degli altri. I nuovi strumenti di comunicazione rendono relativamente facile apparire, farsi vedere, carpire notorietà e plausi. Anche nel nostro vivere quotidiano siamo tentati di vincere le nostre sfide familiari cercando tutti i modi per prevalere e goderci i nostri veri o presunti successi personali. Agire nel segreto, nel nascondimento pensando a dare gloria solo a Dio per attenderci da lui una ricompensa infinitamente superiore ad ogni nostra attesa, è virtù di pochi. Occorre la fede, la retta intenzione, la speranza nei beni futuri per smettere di cercare la fama e la ricompensa degli uomini. È anche vero che noi siamo interiormente così strutturati da non poter far a meno di umane e legittime gratificazioni: essere contenti e soddisfatti di ciò che facciamo ogni giorno, può essere un valido aiuto per perseverare nel bene e seguitare ad amarlo con la migliore intensità. Al contrario le delusioni ci opprimono, le disapprovazioni ci mortificano, l'insuccesso spegne in noi la voglia di proseguire. Dobbiamo però chiederci dove e da chi possiamo e dobbiamo attenderci tutto ciò. Dagli uomini o da Dio? Il plauso degli uomini ci può soddisfare per un istante, la fama ci esalta, ma è fugace, la ricompensa che possiamo trarne è poca cosa. Dio ci premia colmandoci di bene e il suo premio dura per l'eternità. Ecco perché il nostro dono, il nostro digiuno, le nostre preghiere, devono avere sempre la caratteristica della gratuità e il primo destinatario deve essere Lui, il Signore a cui dobbiamo onore e gloria. «A che ci giova guadagnate tutto il mondo se poi perdiamo la nostra anima?». San Paolo ci esorta: «Guardate alle cose di lassù e non a quelle della terra» e lo stesso Signore ci ripete: «accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano».
Disse il padre Elia, il diacono: "che cosa può il peccato dove vi è il pentimento? A che giova l'amore dove c'è orgoglio?".
IL PRIORE DEL MONASTERO Da qui derivano invidie, contese, maldicenze, rivalità, dissensi, disordini; e mentre l'abate e il priore sono in disaccordo, è inevitabile che le loro anime si trovino in pericolo a causa di questo dissidio, e che i loro sudditi, parteggiando per l'uno o per l'altro, vadano in perdizione. La responsabilità di un simile rischio ricade anzitutto su coloro che hanno provocato un tale disordine.