Ci viene narrata da Giovanni un'altra manifestazione del Risorto. Sette discepoli erano andati a pescare, ma per quanto si dessero da fare durante la notte, non presero nulla. Sul far del mattino Gesù dalla spiaggia, non l'avevano riconosciuto, disse loro: "Figlioli, non avete qualcosa da mangiare?" Risposero: "No". E indicò loro dove avrebbero trovato il pesce. Avvenne una pesca prodigiosa. Allora Giovanni intuì e gridò: "E' il Maestro!" E Simòn Pietro subito si tuffò in mare, e nuotando in fretta, giunge prima dinanzi a Gesù, poi vennero anche gli altri con le barche piene di pesci. Gesù risorto è il Gesù che prende l'iniziativa per non lasciarci soli. Egli sa come è facile per noi rinchiuderci nella vita che facciamo, dimenticando le cose più importanti. I discepoli non si erano riuniti a pregare, ma erano semplicemente andati a pescare per procurasi da mangiare. Proprio in un momento come questo, Gesù appare. E' chiara dunque la sua volontà di non essere dimenticato. Ma Gesù fa di più. Quando i discepoli giunsero alla riva, se ne stavano imbarazzati con lui, non osando tuttavia domandargli: "Tu chi sei?". Erano grandemente stupiti, e per la strepitosa pesca, non potevano pensare che non fosse lui. Gesù, dice Giovanni, si avvicinò, prese il pane che era preparato e lo diede a loro, e così pure del pesce". E' evidente che Dio va adorato. E' evidente che noi siamo peccatori. Ma Gesù risorto intende mettersi con noi in un rapporto diverso, che è un rapporto di fraternità, di comunione e di servizio. I discepoli lo riconobbero non soltanto perché i loro occhi si aprirono alla fede, ma perché il loro cuore conobbe una volta di più quel maestro che avevano già imparato ad amare proprio per la sua mansuetudine. Non potrebbe essere anche la nostra esperienza?
Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto»; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.
IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino a sesta e cenino la sera. Da Pentecoste poi per tutta l'estate, se i monaci non devono attendere ai lavori dei campi e se l'eccessivo calore estivo non lo impedisce, il mercoledì e il venerdì digiunino fino a nona; negli altri giorni pranzino a sesta. Ma se avessero lavori nei campi o la calura estiva fosse opprimente, si mantenga il pranzo a sesta anche in quei due giorni; e ciò sia rimesso al provvido giudizio dell'abate; egli appunto deve regolare e disporre le cose in modo che le anime si salvino e quello che i fratelli fanno, lo facciano senza alcun fondato motivo di mormorazione.