Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
22 - 28 Febbraio 2009
Tempo Ordinario VII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Lunedì 23 febbraio 2009

Aiutami nella mia incredulità.

"Tutta è possibile per chi crede": i discepoli non riescono a fare il miracolo perché la loro fede è fiacca è incerta, e perché mancano di preghiera, che è il segno della fede, ovvero della comunione con la forza divina. Nella fede è Dio stesso che infallibilmente agisce. La mancanza di fede è impotenza ed è l'unica cosa che va contro Gesù. D'altra parte, è sempre difficile avere fede forte; per questo è bene chiedere l'aiuto di Dio, come fa il padre del ragazzo indemoniato: "credo: aiutami nella mia incredulità". I discepoli di Cristo devono affidarsi sempre più alla Sua forza che sola libera da ogni male. La liturgia della Parola di Dio ci porta a paragonare il nostro mondo a questo ragazzo posseduto dallo spirito maligno. La vera risposta della guarigione scaturisca solo dalle parole del nostro Signore Gesù Cristo. E' lui che è l'Autore della creazione e della redenzione. Cristo con la sua parola cura, sana l'umanità incredula e peccatrice. Egli è a tu per tu con la malattia del ragazzo, sta di fronte alla debolezza umana, all'incapacità, l'impotenza dell'uomo. La forza di Cristo è la parola ma anche la preghiera. Il mondo odierno ha bisogno di un grande aiuto, di un grande sostegno spirituale, perché è sempre più immerso nella violenza, nella guerra, nel fuoco. Il Signore ci ha detto che siamo il sale della terra e la luce del mondo, dobbiamo dunque strapparlo dalla follìa, dalle convulsioni. Come? Ci sentiamo così incapaci, così impotenti... Ma Gesù ci ha indicato i mezzi: la fede e la preghiera. Bisogna credere veramente, allora si può fare qualcosa anche nelle circostanze più difficili. E con la fede si può pregare in modo efficace. E' importante sottolineare anche la forza di trasformazione del padre. Nel brano di oggi, in contrapposizione agli scribi di Israele, che appaiono aggrappati alle loro sicurezze religiose e sociali, incontriamo questo padre che impara ad amare - credere ascoltando Gesù e mettendo la sua forza più profonda: fede e dedizione al servizio del figlio disabile. E' grande la fede di questo padre giudeo, che spezza il cerchio delle autorità normative del suo popolo e si prostra ai piedi di Gesù ottenendo così la guarigione del figlio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Come pregare?

«Alcuni chiesero al padre Macario: "Come dobbiamo pregare?". L'anziano rispose loro: "Non c'è bisogno di dire vane parole, ma di tendere le mani e dire: - Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me. Quando sopraggiunge una tentazione, basta dire: - Signore, aiutami!. Poiché egli sa cosa è bene per noi e ci fa misericordia".

Macario l'Egiziano

Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il dodicesimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non solo è umile nel suo cuore, ma anche nell'atteggiamento esteriore dà sempre prova di umiltà a chi lo osserva; e cioè: durante l'Ufficio divino, in chiesa, all'interno del monastero, nell'orto, per via, nei campi, dappertutto insomma, stando seduto o camminando o in piedi, tiene sempre il capo chino e lo sguardo fisso a terra; ritenendosi sempre colpevole per i suoi peccati e i suoi vizi e vedendosi già comparire di fronte al tremendo giudizio di Dio; e ripete continuamente in cuor suo ciò che, con gli occhi fissi a terra, diceva il pubblicano del vangelo: «Signore, non sono degno io peccatore di alzare gli occhi al cielo» (cf. Lc 18,13); e ancora col profeta: «Mi sono curvato e umiliato fino all'estremo» (Sal 37,9 Volg.).

Cap.7,62-66.