Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto. O anche... il salmista che dice al Signore: "E' in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce". Il tema della luce è presente sia nell'Antico sia nel Nuovo Testamento. Gesù, che si definisce la vera Luce, venuta ad illuminare la nostra vita, inserisce oggi nel suo insegnamento alla folla, questa immagine, per spiegare ai discepoli la sua missione. Il suo compito è svelare agli uomini, tutti gli uomini, il disegno d'Amore del Padre. La luce, quindi, non può essere nascosta: il Verbo incarnato è venuto alla luce nel buio di una grotta per la salvezza di ognuno. Vi è qui una doppia esortazione: la prima è per accrescere la nostra capacità di accoglienza di questa Parola, del Verbo, perché ci converta; e la seconda risiede nella speranza: anche noi possiamo diventare una luce sicura di riferimento per gli altri, con il nostro comportamento e le nostre parole.
Si domandò al nostro santo padre Atanasio, l'arcivescovo di Alessandria: «In qual modo il Figlio è uguale al Padre?». Rispose: «Come la vista nei due occhi».
LE COLPE PIÙ GRAVI Il fratello invece che si macchia di colpe più gravi venga escluso sia dalla mensa che dall'oratorio. Nessuno dei fratelli abbia alcun rapporto con lui, né gli rivolga la parola. Egli se ne stia solo al lavoro che gli è stato assegnato mantenendosi nell'afflizione della penitenza, memore di quella terribile sentenza dell'apostolo che dice: «Un tal individuo sia consegnato alla morte della carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore» (1 Cor 5,5). Prenda il cibo da solo, nella misura e nell'ora che l'abate giudicherà più opportuna per lui. Nessuno incontrandolo lo benedica e non sia benedetto neppure il cibo che gli viene dato.