Come la regina Ester nel brano della prima lettura di oggi, anche Santa Teresa Benedetta della Croce, ha cercato e trovato rifugio nel Signore. La preghiera che segue, nei suoi tratti essenziali, sicuramente è stata ripetuta innumerevoli volte come accorata invocazione, particolarmente da coloro che sorretti dalla fede, hanno dovuto sperimentare la dura prova del dolore e della più cocente passione. Nei campi di sterminio o di fronte all'oppressione violenta del dolore in tutte le sua svariate manifestazioni, è bello e confortante pregare così: "Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da' coraggio, o re degli dèi e signore di ogni autorità. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non altri che te, Signore!". Fa eco nel brano evangelico il dialogo della Samaritana con Gesù. Lei ha la gioia e l'onore di ascoltare la grande novità che Cristo stesso viene a proclamare: "Credimi, donna... è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità." Si allude alla conversione di Santa Teresa Benedetta, alla sua santità eroica, al suo incontro personale con Gesù Cristo, alla missione che Lei ha dato e sta ancora dando nella chiesa e nel mondo. Adorare Dio in spirito e verità, non è però soltanto un annuncio ecumenico o una rara dote dei santi, vuole essere un monito per tutti noi: dobbiamo esprimere la nostra preghiera e testimoniare con tutta la nostra vita quello spirito che è grazia santificante in noi e quella verità che è Cristo stesso vivo e in perenne comunione con noi.
"Un fratello chiese ad abba Arsenio di dirgli una parola. L'anziano gli disse: «Lotta con tutte le tue forze perché la tua attività interiore sia secondo Dio e così vincerai le passioni esteriori».
L'UMILTÀ La divina Scrittura, fratelli, ci grida: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11). E con questa affermazione vuol farci capire che ogni esaltazione è una specie di superbia; cosa da cui il profeta dichiara di guardarsi quando dice: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal 130,1). E allora? «Se non nutro sentimenti di umiltà ma esalto il mio cuore, tu mi tratterai come un bambino svezzato dal seno di sua madre» (Sal 130,2 Volg.).