Tra i vari criteri di valutazione che noi, esseri umani, usiamo per stabilire le nostre gerarchie di grandezza, occupa un posto di onore la scienza e la sapienza di cui ci siamo dotati e che facciamo emergere con i vari titoli. Tutto ciò viene spesso vissuto, non solo come personale arricchimento culturale, ma in modo più o meno consapevole, lo usiamo come motivo di prestigio e perfino come strumento di dominio sugli altri che riteniamo inferiori e meno dotati di noi. Sappiamo e dovremmo sapere i limiti delle scienze umane, non solo in relazione a tutto lo scibile umano, ma ancor più quando ci confrontiamo con la vera sapienza, quella che ci orienta verso il trascendente e l'infinito. In questa prospettiva ci è meglio consentito di scorgere i limiti angusti dello scibile umano e gli spazi che restano inesplorati e persino inaccessibili alla nostra mente. Così comprendiamo l'intensità e il valore della preghiera che oggi il Signore rivolge al Padre per noi: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". Le cose nascoste di cui ci parla Gesù, sono i misteri del regno, riguardano la sua persona umano - divina, riguardano il suo messaggio di salvezza, il valore recondito dei sui segni e prodigi, valori e verità queste che non possono essere compresi con la fioca luce della ragione umana, ma richiedono quella "piccolezza" interiore del nostro spirito che ci rende umili per essere accoglienti con la luce che Dio stesso ci dona. È una grande lezione di umiltà quella che Cristo ci vuole impartire: il ritorno a Dio implica innanzi tutto il riconoscere il nostro misero stato di poveri peccatori, troppo distanti e oscurati dal male per poterlo vedere, troppo assordati dal fragore delle nostre presunzioni per poterlo sentire. Tornare come bambini significa per noi una interiore rinascita, un recupero della semplicità e dell'umiltà del cuore, vuol dire recuperare la vista e l'udito dell'anima per risollevarci e tornare guardare in alto. È opera dello Spirito la nostra rinascita, è quell'amore infinito e gratuito a rivelarci le verità e lo splendore di Dio e la persona del Figlio suo Gesù Cristo.
«Una parola non è possibile adesso – constata tristemente un padre del deserto. Quando i fratelli interrogavano gli anziani e facevano ciò che questi dicevano, Dio provvedeva per loro come dovevano parlare. Ma ora, poiché chiedono e non fanno ciò che odono, Dio ha tolto dagli anziani il dono della parola; e non sanno cosa dire, perché non vi è chi metta in pratica»
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Sappia pure l'abate che il padre di famiglia ascriverà a colpa del pastore quanto di minor bene avrà trovato nel suo gregge. Sarà scusato, il pastore, soltanto se avrà usato ogni diligenza verso un gregge turbolento e disobbediente e avrà applicato tutti i rimedi alla loro cattiva condotta; allora, assolto nel giudizio divino, potrà dire col profeta: «Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato (Sal 39,11); ma essi mi hanno deriso e disprezzato» (Is 1,2 Volg.). E allora per le pecore ribelli alle sue cure ci sarà alla fine quale castigo la morte.