Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
30 Marzo - 05 Aprile 2008
Tempo di Pasqua II, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 01 aprile 2008

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.

Gesù chiarisce che il nascere dall'alto non può limitarsi al senso di una vaga religiosità. Il discorso della salvezza è un discorso che pone al centro dell'attenzione e della scelta di ciascuno la persona viva, concreta di Cristo, con tutto ciò che la stessa persona porta in sé e per l'uomo. Gesù dice a Nicodemo: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?". Infatti l'erudito Nicodemo doveva conoscere che le Scritture parlavano già di una rigenerazione d'Israele e di tutti gli uomini mediante lo Spirito di Dio. E' importante capire il senso di queste parole. Gesù dichiara che l'uomo non si può salvare con una spiritualità a suo piacimento anche se vi attende con serietà. Occorre che dall'alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Chi ce la porterà? "Nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo". E' questo "nascere di nuovo, rinascere dall'alto" che Gesù è venuto ad annunciare e a realizzare. Egli, il solo, che è venuto da Dio, può portare agli uomini questa rinascita. Questa è la rivelazione cristiana. Questa è la vocazione di ogni uomo: divenire veramente uomo nell'Uomo, disceso dal cielo, Cristo. Tutto questo si precisa quando Gesù preannuncia il mistero della croce. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così sarà innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Essere innalzato, nel discorso di Gesù, significa precisamente essere crocifisso, essere immolato. Così siamo afferrati dalla totalità del suo amore, che ci sublima, ci purifica e ci colloca nella vita stessa del Padre. Nel silenzio e nella fede molte cose possono nascere in noi.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anacoreta divenne vescovo. Pio e pacifico, non correggeva nessuno, sopportando con pazienza le colpe e i peccati di ciascuno. Ora, il suo economo non amministrava correttamente gli affari della Chiesa e alcuni vennero a dire al vescovo: «Perché non rimproveri questo economo così negligente?». Il vescovo differì il rimprovero. L'indomani gli accusatori dell'economo ritornarono dal vescovo, irritati contro di lui. Il vescovo, avvertito, si nascose in qualche parte e arrivando non lo trovarono. Lo cercarono a lungo, lo scoprirono alla fine e gli dissero: «Perché ti sei nascosto?». Egli rispose: «Perché ciò che sono riuscito ad ottenere in sessanta anni, a forza di pregare Dio, voi volete rubarmelo in due giorni».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO

Se la comunità è numerosa gli si diano degli aiutanti, in modo che coadiuvato da loro possa adempiere l'ufficio assegnatogli senza perdere la pace dell'anima. Le cose da darsi e quelle da richiedersi si diano e si richiedano nelle ore stabilite, affinché nessuno si turbi o si rattristi nella casa di Dio.

Cap.31,17-19.