Lo dichiara Pietro al centro dell'episodio della trasfigurazione, cuore della liturgia odierna. In questo avvenimento Gesù chiama con sé gli apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni; salgono poi su un alto monte, il Tàbor, e lì, davanti a loro, Gesù si trasfigura, rivelando la sua natura divina. Questa grande manifestazione di potenza e gloria sbalordisce gli apostoli. E Pietro ben esprime lo stupore di tutti con l'esclamazione: "è bello stare qui". Egli comprende l'importanza di quel momento così solenne. Il messia che tanto aspettavano sembra ora manifestarsi in tutto il suo splendore. Pietro proclama la volontà di rimanere sul Tabor, esprime il desiderio di stare con Gesù. Egli manifesta così il suo stupore estatico ed il suo voler essere di Gesù. Dopo vi è l'apparizione dei due profeti dell'Antico Testamento: Mosè ed Elia; la teofonìa si realizza nella sua completezza con la voce del Padre. I tre apostoli, quasi atterriti da tanta stupefacenza, cadono a terra tramortiti. Gesù si avvicina a loro, con delicatezza, per destarli. Egli vuole che essi si sveglino per scendere dal Tabor, per irrobustire la loro fede, ancora troppo legata alle aspettative terrene. Il Tabor deve essere ancora vissuto con l'ascesa al Calvario. In questa consapevolezza nasce la possibilità di poter vivere la pienezza dei doni di grazia di Gesù. Leggiamo allora in questa ottica l'invito di Gesù fatto agli apostoli di scendere dal monte. Scopriremo allora che Gesù non vuole allontanarci dalla gloria dell'estasi. La vita del cristiano passa anche attraverso il Calvario ma deve avere il monte Tabor come riferimento vero e finale. La gloria di Cristo è manifestata dal bagliore del volto che brilla più del sole; riconosciamo in quel volto la sua umanità tenera, quando si avvicina agli apostoli per rincuorarli. Scopriamo che nella vera umanità rifulge la gloria del Tabor, umanità attenta e sollecita alle necessità del prossimo. Sia per noi l'insegnamento a vivere il nostro cristianesimo nell'amore di Gesù che manifesta la sua divinità con la dolcezza della sua umanità.
Discrezione «Il padre Antonio disse: "Vi sono di quelli che martoriano il corpo nell'ascesi e, mancando di discernimento, si allontanano da Dio"».
L'UMILTÀ Essi, inoltre, nelle avversità e nelle umiliazioni mettono in pratica con la pazienza l'insegnamento del Signore: percossi in una guancia porgono l'altra, a chi vuol togliere loro la tunica lasciano anche il mantello, costretti ad andare per un miglio ne percorrono due (cf. Mt 5,39-41), come l'apostolo Paolo sopportano i falsi fratelli e le persecuzioni e benedicono quelli che li maledicono.