Nella prima lettura Giovanni ci offre una bella lezione sulla carità, sull'amore verso il prossimo. Modello di questo amore certamente non è Caino, ma colui che è capace di dare la propria vita per il fratello, come ha fatto Gesù. Questo amore ci porta ad amare anche quelli che ci odiano e dare ai bisognosi quanto è loro necessario, nei limiti della nostra possibilità... Egli ci illumina anche sul mistero della cattiveria umana: un cuore inquieto, senza pace, turbato è capace di compere qualunque scelleratezza... come Caino. Forse l'esperienza in merito conferma quanto sopra. Chi ha coscienza della propria tranquillità, chi vive nella serenità... non commette il male contro il fratello. Come guarire dalla nostra inquietudine che ci spinge a ribellarci a Dio e al prossimo? Si potrebbe trovare la risposta dal brano del Vangelo che oggi viene proposto alla nostra riflessione. Filippo viene chiamato da Gesù a seguirlo. Egli incontra Natanaele al quale annunzia, pieno di gioia, di aver trovato il Messia, Gesù da Nazaret. Con tono sprezzante Natanaele dice: Da Nazaret può venire mai qualcosa di buono? Al che Filippo: Vieni e vedi! Natanaele va e resta immediatamente conquistato dalla persona di Gesù, riconoscendolo come Figlio di Dio... Il suo cuore è cambiato... non più alterigia e disprezzo... ma umile confessione della propria scostante sicurezza. L'esperienza di fede è la via maestra per ritornare a Dio... per rivestirsi dei sentimenti di amore verso il Signore e verso il prossimo: «Vieni e vedi!» La fede è un dono di Dio, non si può spiegare... si può però manifestare attraverso scelte concrete... Ma ognuno ha bisogno di poter dire: Ora credo perché ho sperimentato le verità che credo. In questa certezza trovo la mia pace e la mia benevolenza verso tutti.
Non giudicate Dio dalla balbuzie dei suoi ministri!
PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Cinti dunque i nostri fianchi con la fede e la pratica delle buone opere, sotto la guida del vangelo, camminiamo nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati (1 Ts 2,12).
Ricordiamoci però che, se vogliamo abitare nella tenda di quel regno, non potremo giungervi se non correndo verso di esso con l'esercizio delle buone opere.