Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
23 - 29 Dicembre 2007
Tempo di Natale I, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Martedì 25 dicembre 2007

La voce del Natale del Signore

Il Natale del Signore parla da solo alle anime. Basta mettersi un attimo in silenzio e rivivere quanto il Vangelo ci narra per sentirci profondamente commossi dinanzi a questo Bambino, in una grotta, nella greppia, nella più squallida povertà... eppure cantato dagli angeli del Signore e annunciato come un avvenimento unico, portatore di pace e di gioia a tutti gli uomini. Ogni sacerdote oggi può celebrare tre sante Messe, per devozione personale e per soddisfare le necessità dei fedeli. La liturgia della parola ci invita a considerare tre nascite del Signore Gesù: Nel tempo, a Betlemme, nel cuore dell'uomo, nella generazione eterna del Verbo. A mezzanotte: si celebra la nascita di Gesù a Betlemme nelle circostanze che noi tutti sappiamo: Il figlio di Dio si fa come uno di noi. All'aurora: si vuole celebrare la nascita del Signore nel cuore di ogni uomo che, con i pastori, si reca alla grotta per incontrare questo prodigioso Bambino... E' un incontro personale che esige la purezza di cuore e il desiderio di accoglierlo mettendosi alla sua sequela... Alla messa "del giorno" viene celebrata la generazione eterna del Figlio di Dio, inviato dal Padre in mezzo alla sua gente... che purtroppo lo rifiuta... Non riusciremo mai a comprendere la grandezza del dono che il Padre ha fatto all'uomo, ad ogni uomo, donando il suo unico Figlio... Adoriamolo in quel suo umile atteggiamento, in quelle misere sembianze umane, che nascondono la gloria che risplende dinanzi agli angeli di Dio. Appressiamoci a quella culla, spinti da motivi di fede che ci fa riconoscere in quel fragile Bambino il nostro Salvatore; esprimiamo a Lui la nostra riconoscenza e gratitudine ma anche la volontà di imitare quanto egli ci insegna con il suo silenzio e nascondimento. Eppure egli è il Dio eterno per mezzo del quale tutte le cose sono e esistono. Il riflesso della bontà di Dio invada anche le nostre anime per sentirci, almeno oggi, più buoni, più aperti agli altri, più accoglienti, capaci di regalare a chiunque incontriamo un sorriso, una parola buona, la notizia che il mondo aspetta: Dio ti ama! La prova? Il presepe! Portiamo questa esplosione di gioia nella famiglia, ai figli, ai parenti tutti... Non siamo più soli in questo mondo di tenebre... è spuntata la luce vera, intramontabile... Tutti abbiamo il motivo di rallegrarci. Abbagliati dallo splendore del suo fulgore.


Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo

La verità è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo

Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5, 14). Per te, dico, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto. Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra salvezza, della nostra redenzione; a celebrare il giorno di festa in cui il grande ed eterno giorno venne dal suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo così breve. Egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto, chi si vanta si vanti nel Signore (cfr. 1 Cor 1, 30-31). La verità è germogliata dalla terra (cfr. Sal 84, 12): nasce dalla Vergine Cristo, che ha detto: Io sono la verità (cfr. Gv 14, 6). E la giustizia si è affacciata dal cielo (cfr. Sal 84, 12). L'uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se stesso, ma da Dio. La verità è germogliata dalla terra, perché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14). E la giustizia si è affacciata dal cielo, perché «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto» (Gc 1, 17). La verità è germogliata dalla terra: la carne da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo, perché l'uomo non può ricevere nulla se non gli è stato dato dal cielo (cfr. 3, 27). «Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio» (Rm 5, 1) perché la giustizia e la pace si sono baciate (cfr. Sal 84, 11) per il nostro Signore Gesù Cristo, perché la verità è germogliata dalla terra (cfr. Sal 84, 12). Per mezzo di lui abbiamo l'accesso a questa grazia in cui ci troviamo e di cui ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio (cfr. Rm 5, 2). Non dice della nostra gloria, ma della gloria di Dio, perché la giustizia non ci venne da noi, ma si è affacciata dal cielo. Perciò colui che si gloria si glori nel Signore, non in se stesso. Dal cielo, infatti per la nascita del Signore dalla Vergine... si fece udire l'inno degli angeli: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà (cfr. Lc 2, 14). Come poté venire la pace sulla terra, se non perché la verità è germogliata dalla terra, cioè Cristo è nato dalla carne? Egli è la nostra pace, colui che di due popoli ne ha fatto uno solo (cfr. Ef 2, 14) perché fossimo uomini di buona volontà, legati dolcemente dal vincolo dell'unità. Rallegriamoci dunque di questa grazia perché nostra gloria sia la testimonianza della buona coscienza. Non ci gloriamo in noi stessi, ma nel Signore. E' stato detto: «Sei mia gloria e sollevi il mio capo» (Sal 3, 4): e quale grazia di Dio più grande ha potuto brillare a noi? Avendo un Figlio unigenito, Dio l'ha fatto figlio dell'uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell'uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia. (Disc. 185; Pl 38, 997-999)

Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "quanto più gli atleti fanno progressi, tanto più è forte l'avversario che attacca".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN MONASTERO NESSUNO ARDISCA DIFENDERE UN ALTRO

Bisogna assolutamente evitare che nel monastero un monaco ardisca difendere un altro o quasi proteggerlo per qualsiasi motivo, anche se fossero uniti da un qualche vincolo di parentela. In nessun modo i monaci osino far questo, perché ne può nascere gravissima occasione di scandalo. Chi trasgredisce questa norma, sia punito molto severamente.

Cap.69,1-4.