Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
09 - 15 Settembre 2007
Tempo Ordinario XXIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 3

Commento alle Letture

Lunedì 10 settembre 2007

Lo osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.

Il miracolo di Gesù che la liturgia odierna ci propone si impone alla nostra attenzione per più motivi. Il silenzio dell'uomo con la mano inaridita, che non chiede esplicitamente l'intervento di Gesù, già è una particolarità. In altre occasioni, Gesù opera spontaneamente per la fede che riconosce in chi soffre; in questo caso il suo intento è diverso. Egli certamente sa il desiderio di quest'uomo, espresso con il cuore che con le parole; Gesù compie questo miracolo ma non per provare la fede di quest'uomo. Al silenzio dell'uomo fa riscontro un ben altro silenzio, rotto in modo significativo dallo stesso Gesù, che assume quindi un significato che va oltre al miracolo stesso. Siamo in un giorno di sabato, giorno di riposo e Gesù entra nella sinagoga per insegnare. Tra gli altri, nella sinagoga troviamo quest'uomo con la mano inaridita. Gli scribi ed i farisei sanno benissimo che Gesù è in grado di compiere il miracolo della guarigione. Non parlano. Sono in attesa di quello che sta per accadere; a loro non interessa né la guarigione e neanche la salvezza di questo uomo. Con la loro ipocrisia, vogliono dimostrare che Gesù non opera in nome di Dio perché, compiendo questa opera di bene violerebbe - a loro giudizio - una norma data da Dio stesso. Gesù non è quello che proclama di essere, è un semplice impostore, sarebbe la conseguenza logica di questo ragionamento. Il silenzio dei farisei e degli scribi è il silenzio di chi non capisce che tutto quello che viene da Dio è per il nostro bene e la nostra salvezza. Proprio sul bene e sulla salvezza interviene Gesù, smascherando questa ipocrisia. Nelle parole di Gesù, leggiamo la doppia prospettiva del miracolo da Lui poi compiuto. Da un lato Gesù guarda a se stesso, per individuare - nella sua divinità, fonte di ogni bene - la vera essenza del suo messianismo di salvezza, dall'altra parte Egli guarda alle persone per il loro bene e la loro salvezza. Quante volte, noi preferiamo un silenzio ipocrita all'annuncio del bene?


Apoftegmi - Detti dei Padri

"Un fratello chiese ad abba Matoes: 'Che devo fare? La mia lingua mi è causa di afflizione: quando giungo in mezzo agli altri non riesco a trattenerla, ma in ogni loro buona azione trovo da giudicarli e accusarli. Che devo dunque fare?' L'anziano gli rispose: 'Fuggi nella solitudine. È debolezza infatti. Chi vive con dei fratelli, non deve essere spigoloso, ma sferico, per poter rotolare verso tutti'. E disse: 'Non per virtù vivo in solitudine, ma per debolezza; sono i forti infatti che vanno in mezzo agli uomini".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI

Alle Ore diurne si inizi sempre con il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2) e il Gloria; quindi l'inno di ciascuna Ora. A Prima della domenica si dicano quattro strofe del salmo 118; nelle altre Ore, cioè a Terza, Sesta e Nona, tre strofe per volta dello stesso salmo 118.

Cap.18,1-3.