Gesù proclamando le beatitudini aveva annoverato tra i beati i puri di cuore, motivando: perché vedranno Dio. Natanaele, l'apostolo che oggi festeggiamo, viene definito dal Signore un vero israelita in cui non c'è falsità. Dove non c'è falsità c'è purezza di cuore, la virtù che consentirà all'apostolo di incontrare il Signore e lo induce a fare la sua bella confessione di fede: "Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d'Israele". Ecco come Bartolomeo ha trovato il suo Dio e il suo re nella persona del Cristo. Gesù in premio della sua fede gli predice la risurrezione: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo». Ci viene così offerto uno splendido esempio di come incontrare il Signore e poi seguirlo in piena fedeltà. Occorre alimentare la fede, accettare la mediazione di chi può condurci verso Cristo (è Filippo ad indicare il Messia a Natanaele), lasciarsi guardare e riconoscere da lui, vedere in fine in Lui la risposta ultima a tutti i nostri interrogativi. Natanaele, che era un intellettuale onesto, un vero israelita, comprende la novità di Cristo e ne professa esplicitamente la superiorità, riconoscendolo figlio di Dio.
Come pregare? «Alcuni chiesero al padre Macario: "Come dobbiamo pregare?". L'anziano rispose loro: "Non c'è bisogno di dire vane parole, ma di tendere le mani e dire: - Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me. Quando sopraggiunge una tentazione, basta dire: - Signore, aiutami!. Poiché egli sa cosa è bene per noi e ci fa misericordia".
L'UMILTÀ Il dodicesimo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non solo è umile nel suo cuore, ma anche nell'atteggiamento esteriore dà sempre prova di umiltà a chi lo osserva; e cioè: durante l'Ufficio divino, in chiesa, all'interno del monastero, nell'orto, per via, nei campi, dappertutto insomma, stando seduto o camminando o in piedi, tiene sempre il capo chino e lo sguardo fisso a terra; ritenendosi sempre colpevole per i suoi peccati e i suoi vizi e vedendosi già comparire di fronte al tremendo giudizio di Dio; e ripete continuamente in cuor suo ciò che, con gli occhi fissi a terra, diceva il pubblicano del vangelo: «Signore, non sono degno io peccatore di alzare gli occhi al cielo» (cf. Lc 18,13); e ancora col profeta: «Mi sono curvato e umiliato fino all'estremo» (Sal 37,9 Volg.).