Il mondo e le sue attrattive (è il "mammona" del vangelo odierno) o Dio; è l'esigenza di una scelta radicale, sgorga dalla coerenza e dalla fede che il cristiano vuole professare e di vivere. "Non potete servire a Dio e a mammona". Ci sono nella nostra vira compromessi irrealizzabili, anche se spesso siamo tentati di attuarli. Certamente il Signore non disconosce l'importanza del nutrimento, del vestire e di quanto serve alla vita di ogni giorno. Vuole farci comprendere però che non è questo che dà il vero senso alla vita e vuole metterci in guardia da quegli eccessivi affanni che inutilmente ci affliggono e da quell'attaccamento alle cose che ci procura solo amare delusioni. Vuole far rinascere in noi la fede nel Dio provvido, che ai nostri giorni sembra quasi scomparsa. Sollecitandoci alla preghiera ci ricorda Gesù che il nostro Padre celeste sa di che cosa abbiamo bisogno prima ancora che glie lo chiediamo. Ci sollecita perciò a guardare con intelligenza spirituale gli uccelli de cielo, che, non ammassano nei granai, pure sono nutriti dal Padre celeste e i gigli del campo che provvidenzialmente si adornano di tutta la loro splendida bellezza. La conclusione e di quelle che dovrebbero entrare pienamente nel programma di vita di ogni cristiano: "Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Capita invece che proprio perché colpevolmente privi di beni spirituali, ci attacchiamo ai surrogati del mondo. Si tratta di spiritualizzare la nostra vita per imparare a cogliere i valori che davvero possono essere fonte della nostra gioia. Il materialismo si è sempre alleato all'ateismo l'uno a supporto dell'altro.
Disse: "Come la cera si scioglie dinanzi al fuoco così l'anima è svuotata dalle lodi".
I FRATELLI MANDATI IN VIAGGIO E nessuno ardisca riferire ad altri ciò che ha visto o sentito fuori del monastero, perché sarebbe un gran danno per la maggior parte dei fratelli. Chi osasse farlo, sia sottoposto alla disciplina regolare. Così pure sia punito chi si permette di uscire dal recinto del monastero o recarsi in qualche luogo o fare qualsiasi benché minima cosa senza il permesso dell'abate.