Il Vangelo ci narra del riscatto e della riabilitazione di Pietro. Alla triplice negazione l'apostolo, su esplicita richiesta del Signore, - "mi ami tu più di costoro?" - fa seguire una triplice ed umile affermazione di fede e di amore. Gesù aveva detto che chi vuole essere il primo deve essere l'ultimo di tutti e il servo di tutti. Lui stesso si era prostrato, come l'infimo dei servitori, a lavare loro i piedi. Ora è la volta del principe degli apostoli; tocca a lui sperimentare l'umiltà e dichiarare senza esitazioni il suo amore la sua fedeltà al Maestro. "Tu sai che ti amo", afferma Pietro. "Pasci le mie pecorelle", ribadisce il Signore. E' così che è riaffermato e conferito in pienezza a Pietro e ai suoi successori, il primato nella chiesa. E' così che quel dono, senza perdere il suo aspetto giuridico, si adorna della doti migliori, quelle della incondizionata fedeltà e dell'amore profondo a Cristo. E' su questa scia che si sta movendo l'attuale Pontefice, il successore di Pietro. Questa è la via che potrà fare della chiesa un solo ovile sotto un solo pastore nella perfetta unità, per cui lo stesso Gesù ha pregato.
L'Abba Hor disse al suo discepolo: Bada di non portare mai in questa cella le parole di un altro.
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Allora se, dopo matura riflessione, promette di osservare tutto e di obbedire a ogni comando che riceverà, sia accolto nella comunità, ben sapendo che anche l'autorità della Regola stabilisce che da quel momento non gli è più lecito uscire dal monastero, né scuotere il collo dal giogo della Regola che in sì lungo periodo di riflessione era libero di rifiutare o di accettare.