"Chi è il più grande nel regno dei cieli?" Una richiesta da parte dei discepoli direttamente rivolta al Maestro, non completamente libera da nascoste rivalità personali, serpeggianti nel gruppo. Nell'animo umano si annida sempre la sete di grandezza e di prestigio. Non per nulla il testo dice: "se non vi convertirete, non entrerete nel regno dei cieli". Il fine dell'azione del Figlio è la comunità da costruire, dove si è fratelli, perché figli dello stesso Padre. Nella comunità sono impegnati cielo e terra. Da una parte c'è il Padre con i suoi angeli e il Figlio con il suo Spirito, dall'altra gli uomini, così come sono, con le loro piccolezze, scandali e peccati. La logica del Regno dei cieli va in direzione opposta e per accoglierla bisogna cambiare mentalità, ossia convertirsi, "diventare come bambini". E' il farsi tali come bisogno di tutto e come abbandono: "costui è il più grande nel Regno dei cieli". Gesù risponde alla domanda iniziale dei discepoli. Il più grande nel regno del Padre è quello che più somiglia a lui, il Figlio, che tutto riceve in dono come un bambino e tutto dona, fino al dono di sé. "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini, in nome mio, accoglie me". Dio si identifica con un bambino, che vive di accoglienza. Lui, che è amore e accoglienza, può vivere solo se è accolto. "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli". Questi 'piccoli' sono i prediletti del Signore, i loro angeli vedono sempre il volto di Dio e sono a lui vicini. Se il Padre, che è nei cieli circonda i bambini, donando loro gli angeli custodi, i discepoli sono chiamati a compiere gli uni verso gli altri un servizio simile a quello degli angeli e a farsi buona compagnia nel faticoso viaggio della vita.
L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.
GLI ATTREZZI E GLI ALTRI OGGETTI DEL MONASTERO Per tutto quanto il monastero possiede in attrezzi o vestiario o altri oggetti di vario genere, l'abate scelga dei fratelli su cui possa fare affidamento per la loro vita e i loro costumi e a suo giudizio consegni a ciascuno le singole cose perché le tengano in ordine e le raccolgano. E di tutto l'abate tenga un inventario, perché quando i fratelli si avvicendano nell'incarico, sappia quello che dà e quello che riceve. Se poi uno tratta con poca pulizia o con negligenza gli oggetti del monastero, sia ripreso; e, se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.