"Mentre tutti - folla e discepoli - erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva", ai discepoli Gesù rivela la sua passione, che lo porterà all'impotenza della croce. Davanti a questa croce bisogna uscire dall'ambiguità. O si diventa discepoli credenti, accettando la vera grandezza di Dio, che si consegna a noi o si rimane all'esterno, estranei al progetto di Dio. Pur essendo al secondo annuncio esplicito della morte di Gesù, i discepoli si trovano ancora volontariamente impreparati. Hanno anzi una reazione di chiusura. Non capiscono e si guardano bene dal chiederne spiegazione. Questa incomprensione non vanifica il piano di Dio. "Egli infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza, per usare a tutti misericordia". Gesù con insistenza seguita a parlare della sua morte e cerca di fissare nell'animo dei suoi discepoli quanto lo attende. "Tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini". Queste sono le parole che ci riguardano profondamente. Esse non riguardano tanto ciò che Gesù ha fatto, quanto ciò che si è fatto, la sua passione per l'uomo. E' qui che si rivela Dio nella sua grandezza di amore infinito, che si fa infinitamente piccolo per consegnarsi nelle nostre mani. Ciò che salva l'uomo è il sentirsi amato da Dio. L'amore si rivela tale solo nel restare volontariamente inchiodato e vicino all'amato. L'incomprensione di questo mistero d'amore da parte dei discepoli di ogni tempo risulta per sé grave, perché Gesù vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che sono i primi a beneficiarne. "Ora porto nel mio corpo quello che manca alla passione di Cristo". La passione redentiva della Chiesa continua.
Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: "Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».
QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO Tutti gli oggetti e tutti i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell'altare; e non ritenga nulla di poco conto. Non si lasci dominare dall'avarizia e neppure sia prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma faccia tutto con misura e secondo le direttive dell'abate. Soprattutto sia umile e a chi non può procurare la cosa richiesta dia una buona parola di risposta, come sta scritto: «Una buona parola vale più di ogni dono prezioso» (Sir 18,16-17). Tenga sotto la sua cura soltanto ciò che l'abate gli avrà affidato; non ardisca invece ingerirsi in ciò da cui l'abate lo avrà escluso. 1La quantità di cibo stabilita la serva ai fratelli senza alcuna arroganza e senza ritardi per non scandalizzarli, ricordando che cosa meriti, secondo la parola del Signore, chi scandalizza uno dei piccoli (Mt 18,6).