Il racconto della passione domina la liturgia della parola. Il lettore che segue Gesù, nel contesto della celebrazione liturgica, è condotto a percorrere lo stesso itinerario dalla morte alla vita, dalla passione alla gloria. I due aspetti insieme, formano la pasqua di Gesù, ma formano anche la nostra pasqua, la pasqua di tutti noi credenti. Istintivamente saremo presi dalla voglia di scavalcare la sofferenza e la morte... Da Gesù apprendiamo però che la notte della sofferenza si combina sul pentagramma della passione modulando la sinfonia dell'amore, perché il senso della vita è quello di spenderla per gli altri. Egli garantisce che il bene annienta il male e che la vita vince la morte. Non è dunque un caso che "pasqua fiorita" sia uno dei tanti nomi che qualificano la festa odierna. Non c'è che un amico per tutti, Cristo. Tutti noi abbiamo bisogno di questo amico che non tradisce, che capisce il dolore dell'uomo e dà una speranza perfino alla morte. Guardando a Cristo, noi cristiani non abbiamo creato il culto della personalità: di lui, non abbiamo fatto un mito. Non ci inchiniamo davanti a un uomo, ma davanti al figlio di Dio che ha preso carne nel cuore della Vergine Maria. Niente e nessuno potrà cancellare la presenza di Cristo: neanche l'indegnità dei cristiani, poiché egli è entrato nel cuore dell'umanità senza chiedere nulla, neanche un atto di amore.
Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».
I FRATELLI INFERMI Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.