Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
26 Marzo - 01 Aprile 2006
Tempo di Quaresima IV, Colore rosa
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Venerdì 31 marzo 2006

Cercarono di prenderlo: ma non era ancora giunta la sua ora.

Il Vangelo di oggi si apre con questa annotazione: "Gesù se ne andava per la Galilea - dove si sentiva più sicuro fra la sua gente – non voleva più intrattenersi nella Giudea, perché i Giudei volevano ucciderlo. Gesù non fugge e non si espone al pericolo: attende l'ora del Padre. Quando decide di salire a Gerusalemme per la grande festa della Capanne, lo fa di nascosto. Viene riconosciuto. La sua presenza suscita una serie di domande tra le quali balza un nuovo capo di accusa contro di lui. Dei giudei dicevano: "Costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia". Tutto diventa oggetto di discussione, anche l'origine umana di Gesù. Anzi per gli avversari, la conoscenza delle sue origini lo escluderebbe dall'essere il Messia promesso, perché nelle attese messianiche, allora diffuse, il Messia doveva avere una provenienza nascosta, ignota a tutti, sarebbe comparso improvvisamente, già adulto. "Gesù allora, mentre insegnava nel Tempio, gridò forte dicendo: "Sì, voi mi conoscete e sapete di dove sono". La sorte di Gesù è ormai segnata, ma ciononostante continua la proclamazione solenne della sua identità. Certo, egli riconosce le sue umili origini umane, ma nello stesso tempo afferma che anche qui essi in effetti non conoscono la sua vera origine e la sua specifica missione. Essi infatti non vogliono riconoscerlo come inviato di Dio. "Eppure io non sono venuto da me, e chi mi ha mandato è veritiero, io lo conosco, perché vengo da lui". La risposta di Gesù cosi decisa e forte suona come bestemmia. "Allora cercano di afferrarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso". Egli resta Signore del tempo e delle circostanze, perché "non era ancora giunta l'ora", l'ora di Dio, la manifestazione dell'amore. Aldilà della furia e della confusione umana, c'è sempre in ogni avvenimento, piccolo o grande, un qualcosa di imponderabile, che dovrebbe far riflettere. Ed è una grande consolazione per tutti! La nostra vita è nelle mani del Signore e quando verrà il momento della prova, l'ora di Dio, non saremo soli.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". L'anziano rispose: "Non ce la farai". L'altro disse: "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall'anziano. L'anziano gli disse: «Va' ad abitare nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «La porta è vecchia e deve essere sostituita». Andò dunque a dire all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita». L'anziano gli rispose: «Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all'anziano: «Ecco, ho rinunciato al mondo». L'anziano gli disse: «Va', abita nella tua cella». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». Andò dall'anziano: «I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto». L'anziano gli disse: «Va', rinuncia al mondo». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anziano: «Ecco che ho rinunciato al mondo». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà». Espose i suoi pensieri all'anziano che gli disse: «Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE IL CELLERARIO DEL MONASTERO

Tutti gli oggetti e tutti i beni del monastero li consideri come i vasi sacri dell'altare; e non ritenga nulla di poco conto. Non si lasci dominare dall'avarizia e neppure sia prodigo o sperperatore dei beni del monastero, ma faccia tutto con misura e secondo le direttive dell'abate. Soprattutto sia umile e a chi non può procurare la cosa richiesta dia una buona parola di risposta, come sta scritto: «Una buona parola vale più di ogni dono prezioso» (Sir 18,16-17). Tenga sotto la sua cura soltanto ciò che l'abate gli avrà affidato; non ardisca invece ingerirsi in ciò da cui l'abate lo avrà escluso. 1La quantità di cibo stabilita la serva ai fratelli senza alcuna arroganza e senza ritardi per non scandalizzarli, ricordando che cosa meriti, secondo la parola del Signore, chi scandalizza uno dei piccoli (Mt 18,6).

Cap.31,10-16.