I miracoli di Gesù hanno sempre una loro caratteristica; un loro modo particolare di manifestarsi. Tutti indicano in Gesù un mIstero più grande dell'intelletto umano. Ogni miracolo indica allora proprio a Gesù, al Gesù chi volge verso la Croce e la Resurrezione. In ogni miracolo abbiamo questa rappresentazione. Il miracolo di oggi manifesta il mistero di Cristo nella potenza della sua Parola: quello che Gesù vuole è fatto. Il riserbo che chiede all'uomo guarito è in vista della Croce. Non è nella sua potenza miracolosa che Egli vuole manifestare la sua gloria completa. A questo comune base di tutti i miracoli di Cristo si aggiunge un'altra componente, non meno importante. Tutti i miracoli hanno delle loro caratteristiche peculiari. Ogni miracolo ci insegna qualcosa di nuovo e di diverso. Oggi il miracolo è la guarigione di un uomo dalla lebbra. Come guarisce Gesù e la prescrizione di rivolgersi al sacerdote ci inducono ad una riflessione su un aspetto del male che ci può essere utile per la nostra vita. La lebbra è una malattia, tra le peggiori a livello personale e che ha anche un aspetto sociale che non può essere trascurato. La lebbra significa esclusione dalla civiltà, significa emarginazione, significa l'uomo che si esclude dal rapporto con gli altri. La guarigione dalla lebbra è allora la volontà di Gesù di eliminare tutte le barriere che possono impedire un giusto vivere dell'uomo nella società. La lebbra è il male che può diventare peccato; ma è quel male che isola ed emargina l'uomo; può nascere da pregiudizio, da ipocrisia, da timore verso l'altro. Il ruolo del sacerdote, invocato da Gesù in questo caso preciso, non è religioso; non è il riconoscere una autorità superiore alla sua ma è prettamente sociale. È una constatazione giuridica di una guarigione che riabilita l'uomo. Il sacerdote, però può rappresentare la nostra coscienza di fronte ai pregiudizi, di fronte alle ipocrisie per una accettazione di chi ci sembra diverso. Il male può nascere dal nostro cuore; chiediamo allora a Gesù che li purifichi, perché possa donare anche a noi la guarigione.
Nella vita spirituale sono necessari entusiasmo e decisione; ma devono maturare da un tempo di attesa e riflessione. Il tutto sotto la guida dello Spirito.
L'UMILTÀ Sia l'uomo convinto che Dio dal cielo lo vede sempre, ogni momento, che le sue azioni sono in ogni luogo sotto lo sguardo divino e vengono riferite continuamente dagli angeli. Lo dimostra il profeta quando ci addita Dio sempre presente al nostro pensiero, dicendo: «Dio scruta la mente e il cuore» (Sal 7,10); e ancora: «Il Signore conosce i pensieri dell'uomo» (Sal 93,11); così pure dice: «Penetri da lontano i miei pensieri» (Sal 138,3); e inoltre: «I pensieri dell'uomo saranno svelati davanti a te» (Sal 75,11 Volg.). Perciò, per tenersi in guardia dai cattivi pensieri, il fratello assennato dica sempre nel suo cuore: «Allora sarò integro davanti a lui se mi sarò guardato da ogni colpa» (Sal 17,24).