Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
04 - 10 Dicembre 2005
Tempo di Avvento II, Colore viola
Lezionario: Ciclo B, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Domenica 04 dicembre 2005

Mostraci, Signore la tua misericordia...

Preparate le strade del Signore. Questo è l'appello che ci richiama a prendere consapevolezza del modo in cui possiamo vivere questo momento di attesa. Il profeta annunzia un mondo rinnovato perché intravede la liberazione del popolo dalla schiavitù dell'esilio e un ritorno dalla patria. Che significa per noi questo esilio? Prima della venuta del Signore, siamo anche noi in esilio perché il peccato ci porta lontano da Dio e ci fa vivere nella schiavitù. L'Apostolo Paolo ci parla della schiavitù del peccato. La venuta del Figlio di Dio nel mondo toglie questa situazione di esilio e così siamo liberati. In questa situazione di attesa, non si ammette la rassegnazione, la passività. Nell'attesa di un mondo rinnovato, andiamo continuamente ondeggiando tra il facile entusiasmo e la passività rassegnata. Incapaci di comprendere e di accettare la necessità delle lente maturazioni nel tempo, passiamo costantemente dall'impazienza di volere tutto e subito, al desolante "a che serve sognare"? Sperare non è sognare e credere non è illudersi. Si attende nella fede sperando. L'attesa a questo punto suppone la depurazione dei nostri desideri, di purificazione di tutte le illusioni che ci possono impedire di accedere al regno dell'amore. Il vero entusiasmo cristiano si esprime in questo lavoro paziente di purificazione, di conversione del cuore. In questo, la nostra pazienza non può essere utopia o cessa di essere utopia e diventa realistica e così la nostra pazienza diventa attiva e la nostra attesa caratterizzata dall'attività del nostro cuore alla preparazione all'incontro con il Signore che viene. Con questo cuore preparato, mostraci, Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Ciò che ritengo sottolineare è questo: Dio viene soltanto attraverso il sentiero dell'uomo convertito, Dio entra nel cuore convertito. L'evangelista Marco ci presenta la figura di Giovanni Battista che riprende l'invito del profeta Isaia. C'è un richiamo alla conversione. Giovanni Battista predica il battesimo di conversione. Convertirsi è invertire la marcia, cambiare direzione. Il peccato ci porta in una direzione sbagliata, si prende la altra strada opposta da quella che conduce a Dio. La conversione è ritornare a Dio, riprendere la buona strada che porta verso Lui. Convertirsi è fare ritorno come il popolo d'Israele. Non basta rientrare dall'esilio del peccato senza volere ritornare al Signore, o ancora perdere la pazienza per ritornare alla passività di cui parla Pietro nella seconda lettura. I primi cristiani, che attendevano il grande giorno del Signore, quando si sono accorti che l'Atteso non veniva, tardava a venire si sono lasciati all'impazienza. Bisogna togliere in noi ogni idea illusoria di pensare che la venuta del Signore deve eliminare tutte le condizioni esistenziali che fanno parte della vita umana. Il problema è di non perdere la fede, non perdere la speranza perché Egli viene e non tarderà. Occorre solo saper aspettare. Egli verrà come un ladro, occorre solo credere, sperare in Colui che viene, che viene per ciascuno, ma ciascuno deve prepararsi per accoglierlo nella purezza del cuore pentito.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Raccontavano che il padre Eladio solleva mangiare pane e sale. Quando giunse la Pasqua, si disse: "I fratelli mangiano pane e sale, io dovrei fare un piccolo sforzo a motivo della Pasqua: dato che gli altri giorni mangio seduto ora che è Pasqua, farò lo sforzo di mangiare in piedi".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI DEL MONASTERO

Se un abate si propone di ordinare presbitero o diacono un suo monaco, scelga tra i suoi chi sia degno di esercitare l'ufficio sacerdotale. L'ordinato però si guardi dallo spirito di vanagloria o di superbia e non ardisca fare se non ciò che gli viene ordinato dall'abate, sapendo di dover essere sottomesso ancora di più alla disciplina regolare. Né col pretesto del sacerdozio trascuri l'obbedienza alla Regola e la disciplina, ma anzi progredisca sempre di più nel cammino verso Dio. Mantenga sempre il posto che gli spetta secondo l'ingresso in monastero, eccetto per l'ufficio dell'altare e nel caso il voto della comunità e la decisione dell'abate lo abbiano promosso per i meriti della sua vita. Ma anche allora sappia che deve osservare le norme stabilite per i decani e i priori.

Cap.62,1-7.